giovedì 28 febbraio 2013

Dal 1° marzo a Siena RESURREXI, itinerario tra i capolavori del Duomo

RESURREXI Dalla Passione alla Resurrezione. Itinerario tra i capolavori del Complesso monumentale del Duomo di Siena in occasione dell’Anno della Fede Cripta - Museo dell’Opera 1 Marzo – 31 Agosto 2013 Dal 1° Marzo 2013 l’Opera della Metropolitana in occasione della Pasqua propone Resurrexi. Dalla Passione alla Resurrezione, un itinerario tra i capolavori del Complesso monumentale del Duomo di Siena in occasione dell’Anno della Fede. L’esposizione racconta, attraverso le preziose miniature che compongono i manoscritti su pergamena, le pitture a fresco e i dipinti su tavola, gli ultimi momenti della vita di Cristo articolati in un suggestivo percorso all’interno del complesso monumentale del Duomo di Siena. L’itinerario si sviluppa principalmente in due sedi: nella Cripta, un ambiente interamente affrescato, e nel Museo dell’Opera istituito nel 1860 per conservare i capolavori provenienti dalla cattedrale. Il ciclo figurativo che si dispiega lungo le pareti della Cripta annovera episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Di particolare rilievo le quattro grandi scene dipinte sulla parete di fondo con la Crocifissione, la Deposizione dalla croce, la Deposizione nel sepolcro e la Resurrezione dei morti, realizzate da un gruppo di artisti senesi della seconda metà del Duecento. Nelle suggestive sale attigue all’ambiente affrescato, dove si ammirano parte delle antiche strutture della basilica, riconducibili al periodo che va dal XII al XIV secolo, sono esposti alcuni codici miniati provenienti dalla cattedrale e appartenenti alla liturgia pasquale dove nell’incipit latino dell’antifona d’ingresso della messa di Pasqua, Resurrexi, et adhuc tecum sum. Alleluia (Sono risorto, sono sempre con te. Alleluia), il Cristo si identifica e si fa riconoscere, appunto, nella sua nuova condizione di Risorto. Uscendo dalla Cripta, e attraversando l’antico portale gotico del Duomo Nuovo, si giunge al Museo dell’Opera, dove, al primo piano di una sala climatizzata, è possibile ammirare le Storie della Passione dipinte da Duccio di Buoninsegna sul retro della grande pala d’altare con la Maestà realizzata per il Duomo di Siena tra il 1308 e il 1311. La scena con l’Entrata di Cristo a Gerusalemme, narrata in tutti i Vangeli e profetizzata da Zaccaria (9, 9), da l’avvio a tutto il racconto delle storie della Passione. A questa seguono venticinque episodi, dalla Lavanda dei Piedi, alla Cattura, dalle undici storie riguardanti il processo alla grande scena con la Crocifissione, dalla Deposizione dalla Croce alla poetica scena della Resurrezione, dove il Cristo viene solamente evocato. La scena infatti vede raffigurate le tre Marie che giunte al sepolcro troveranno ad accoglierle l’angelo che annuncia loro il grande evento. Organizzazione Opera - Civita Group Orari 10:30 – 19:00 ultimo ingresso 18:30 Biglietti Opa Si Pass (biglietto cumulativo): € 12,00 Cattedrale e Libreria Piccolomini, Museo dell’Opera e Panorama dal Facciatone, Cripta sotto il Duomo, Battistero, Oratorio S. Bernardino Ingresso libero per i nati e/o residenti nel Comune di Siena e fino ad 11 anni di età Servizi Aggiuntivi Nell’ambito della mostra sarà possibile prenotare visite guidate per adulti e bambini Info e prenotazioni 0577 286300 – opasiena@operalaboratori.com - www.operaduomo.siena.it Nicoletta Curradi

A San Minato la mostra "La luce del mondo"

LA LUCE DEL MONDO a cura di MARTA CAROSCIO E FAUSTO BERTI con il coordinamento scientifico di FRANCO CARDINI San Miniato di Pisa, Palazzo Grifoni 2 marzo – 19 maggio 2013 Sabato 2 marzo 2013, al palazzo Grifoni di San Miniato di Pisa, si apre la mostra La luce del mondo. Maioliche Mediterranee nelle terre dell’Imperatore, a cura di Marta Caroscio e Fausto Berti con il coordinamento scientifico di Franco Cardini. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e dalla Fondazione Museo Montelupo Onlus, con il sostegno del Comune di Montelupo e del Comune di San Miniato, la mostra fa parte del progetto Il Mare tra le Genti. Rotte di cultura, arte e ceramica tra Islam e Toscana, che si è inaugurato lo scorso anno per indagare le potenzialità di dialogo tra i diversi luoghi del Mediterraneo e riscoprire questo mare come canale di comunicazione fra culture diverse. Tra il XII e il XIII secolo cambiano profondamente i rapporti fra potere temporale e spirituale e La luce del mondo - epiteto che si riferisce a Federico II di Svevia, ma che richiama allo stesso tempo la figura di Cristo - si propone come stimolo alla riflessione su questo cambiamento. Tra i delicati equilibri che vengono stabiliti e talvolta rotti in questo periodo, c’è quello fra committenza imperiale e committenza ecclesiastica nel campo dell’arte. Il sottotitolo Maioliche Mediterranee nelle terre dell’Imperatore spiega meglio il contenuto della mostra. Le maioliche esposte, così come gli altri oggetti, sono produzioni di ambito mediterraneo. I bacini murati sulla facciata della cattedrale di San Miniato sono importazioni giunte dalla Tunisia, che vengono accostate a manufatti delle terre che all’epoca gravitavano sotto l’influenza politica normanno-sveva, la Sicilia in primo luogo. Terre nelle quali si trasmettevano saperi artigianali e tecniche, grazie al contatto fra maestranze diverse e alla circolazione degli stessi modelli culturali. San Miniato, sede del vicariato imperiale, assume un ruolo di particolare rilevanza. Proprio in ragione di questo legame, il complesso dei bacini decorativi inseriti nella facciata di Santa Maria, è messo a confronto con i bacini di altre chiese romaniche presenti in Valdelsa, lungo la via Francigena. Lo stesso tema, ossia la committenza, è affrontato in maniera trasversale attraverso un bacile di rame dorato che reca simboli e un’iscrizione di chiaro rimando al potere imperiale. Il percorso espositivo prende avvio dalla valorizzazione dei bacini (ossia stoviglie come ciotole e catini) un tempo murati nella facciata della cattedrale di Santa Maria a San Miniato, rimossi in occasione del restauro del 1979, sostituiti da copie e oggi conservati presso il locale Museo Diocesano. Si tratta di ceramiche rivestite con decorazione in cobalto e manganese di produzione tunisina, databili fra il 1165 e il 1220. Gli stessi oggetti erano utilizzati sulle mense, sebbene, trattandosi di importazioni, si trovassero solo in contesti di un certo livello. L’importanza di queste ceramiche consiste nell’essere un nucleo omogeneo utilizzato in architettura con finalità decorative. San Miniato riveste un ruolo importante perché Federico II, cui si deve l’edificazione della rocca, elesse questo luogo a vicariato imperiale, fece cioè risiedere nella città il suo vicario per la Toscana. La chiesa di Santa Maria, attestata per la prima volta in un documento del 1195, presenta strutture romaniche e un impianto databile all’epoca di Federico I (1122-1190), sebbene il suo aspetto attuale sia frutto di rifacimenti e modifiche di epoca rinascimentale e moderna. La decorazione della facciata, così come di altre parti delle chiese romaniche, con ceramiche smaltate e invetriate, è un tratto comune alle chiese pisane dalla fine del X secolo. Una “moda” che da Pisa si diffonderà anche in altre zone della Toscana, come ad esempio in Valdelsa. Fino al Duecento il ruolo di elementi decorativi è assolto dalle ceramiche d’importazione, che solo da questo momento iniziano a essere affiancate dalle produzioni locali. I contatti di Pisa con il mondo islamico e le importazioni da queste aree sono senz’altro favoriti dal ruolo di spicco della città marinara nei commerci mediterranei. Le immagini dipinte sui bacini della cattedrale sono immediatamente riconoscibili come elementi di matrice islamica: decorazioni zoomorfe, oculi con reticolo (forse un riferimento all’occhio di Allah), motivi geometrici e vegetali stilizzati. Questi oggetti, che rappresentano il nucleo centrale della mostra, sono messi a confronto con ceramiche provenienti da altre terre dell’imperatore (come le proto-maoliche siciliane), e con importazioni giunte a Pisa da altri contesti Mediterranei. Fra i bacini di San Miniato spiccano due grandi ciotole decorate con felini, un catino con una gazzella colta nella corsa e dipinta con tratti essenziali ma che rendono in tutto la dinamicità del movimento. Il nucleo dei bacini sanminiatesi (tutti illustrati nelle schede del catalogo) viene esposto quasi nella su interezza. Questi oggetti sono messi a confronto con alcuni bacini inseriti nelle murature delle chiese pisane ed oggi conservati presso il Museo Nazionale di San Matteo. Il percorso espositivo prosegue con ceramiche prodotte in Sicilia, scegliendo di dare particolare risalto alla produzione di Gela, a cavallo tra XII e XIII secolo. Nell’ultima sala un gruppo di ceramiche smaltate provenienti da Fostat (Il Cairo) e databili principalmente al XII secolo, ossia coeve alle produzioni tunisine importate a San Miniato, viene accostato a tessuti di produzione italiana e di altre manifatture mediterranee (Iran, Penisola Iberica). L’intreccio di scambi relazioni mediterranee è così ripercorso attraverso le decorazioni che accomunano ceramiche e materiali tessili. È proprio il dialogo fra i diversi materiali (tessuto, ceramica, metallo) a essere il filo conduttore che attraversa l’intero percorso espositivo. Il grande catino di rame dorato recante l’iscrizione “Karolus Imperator” è centrale in questo senso e mette in luce anche il ruolo delle manifatture di matrice imperiale e delle committenze cui già abbiamo fatto riferimento. I simboli veicolati dagli oggetti diventano quindi il mezzo privilegiato di circolazione delle idee in una temperie culturale tanto articolata quanto varia. La luce del mondo Maioliche Mediterranee nelle terre dell’Imperatore Palazzo Grifoni Piazza Grifoni, 12 San Miniato di Pisa Orari di apertura della mostra 2 marzo - 19 maggio 2013 dal martedì al venerdì, ore 10.00 – 13.00 e 15.00 – 18.00 sabato e domenica, 10.00 – 18.00 Ingresso libero Chiusa la domenica di Pasqua, aperta il lunedì di Pasqua, il 25 aprile e 1 maggio Ingresso gratuito Informazioni Telefono: 0571/445252 - 0571/518993 - 0571/51352 mail: lalucedelmondo@ilmaretralegenti.it - info@museomontelupo.it web: www.ilmaretralegenti.it Servizi mostre Bookshop Guardaroba Accessibile ai portatori di handicap Visite guidate e didattica Visita guidata alla mostra € 45 per gruppi max 30 persone Laboratori didattici per scuole e gruppi € 60 Fabrizio Del Bimbo

lunedì 25 febbraio 2013

Moda e design all'Accademia Italiana di Firenze

Il “Miur” autorizza la scuola di moda e design, al rilascio del titolo triennale di 1° livello, equipollente alla laurea universitaria. Da ottobre al via i nuovi piani di studio. Un altro salto in avanti per l’Accademia Italiana, la scuola internazionale di livello universitario e post-secondario di arte, moda e design, con sedi a Firenze e a Roma, ora riconosciuta dal “Miur” ( ministero dell’istruzione, università e ricerca) al rilascio dei diplomi accademici di primo livello, con validità italiana (Decreto Ministeriale 4 febbraio 2013 n. 76), per i corsi triennali di : Design, Fashion Design, Graphic Design, a Firenze; e di Design e Fashion Design, a Roma. Un riconoscimento prestigioso per l’istituto fondato a Firenze trent’anni fa, con sede principale in Piazza Pitti, l’unica Accademia di Belle Arti privata a Firenze e in Toscana, accreditata ora dal Miur, “in funzione della qualità formativa fin qui garantita dalla scuola”, come si legge nel decreto, al rilascio di un titolo equipollente alla laurea triennale conseguita nelle università italiane. Dal prossimo anno accademico, al via a fine ottobre, la scuola adeguerà i piani di studio al programma universitario. In parallelo saranno mantenuti i tradizionali corsi di laurea accreditati fin qui da prestigiose università britanniche. Con la volontà dunque di riservare un’attenzione particolare ai tanti studenti provenienti da ogni parte del Mondo, che per metà costituiscono il corpus della scuola. Sono circa mille allievi tra Firenze e Roma. Il nuovo anno porta soddisfazione all’Accademia Italiana che, all’interno del sito “AccademiaItaliana.com” ha attivato un blog dedicato alle aree moda, design, fotografia, mentre veleggia con grinta verso gli eventi di fine anno accademico, in aprile. Con la consueta sfilata delle migliori collezioni realizzate dagli studenti, la mostra delle creazioni di design, entrambe anche quest’anno celebrate al teatro Obihall, dove gli studenti assegneranno il Premio Piramide d’eccellenza ad autorevoli esponenti dei settori Moda e Design. Intanto fervono i preparativi per la partecipazione degli studenti di design al Salone del Mobile di Milano, in aprile. Con uno stand dedicato nell’area “Satellite”e con diverse performance al “Fuorisalone”, contenitore di idee frizzanti e innovative, diffuse in città. Del Bimbo Fabrizio

sabato 23 febbraio 2013

Franco Guerzoni espone a Palazzo Pitti dal 23 febbraio

L’artista emiliano Franco Guerzoni tiene una mostra personale, nelle stanze dell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti a partire da febbraio 2013, dal suggestivo titolo “La parete dimenticata”, curata da Pier Giovanni Castagnoli e Fabrizio D’Amico. “La parete dimenticata” è il titolo, tanto evocativo quanto rivelatore, dell'esposizione di opere di Franco Guerzoni, che si terrà nelle stanze dell'Andito degli Angiolini, a Palazzo Pitti di Firenze dal 23 febbraio al 7 aprile 2013. Franco Guerzoni è nato nel 1948 a Modena, dove vive e lavora. Fin dai primi anni '70, nel clima del concettualismo allora imperante, si dedica alla ricerca dei sistemi di rappresentazione dell’immagine attraverso l’uso del mezzo fotografico, prestando grande attenzione al mondo archeologico. Risale ai primi anni ‘80 la svolta artistica che lo vede impegnato nella realizzazione di grandi carte parietali gessose. Alla fine del decennio Guerzoni approda a una ricerca sulla superficie intesa come profondità, che dà luogo a grandi cicli di opere quali Decorazioni e rovine, presentate alla Biennale di Venezia del '90, e Restauri provvisori, in mostra alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. Nel 2006 dieci opere di Guerzoni, quattro delle quali visibili nella mostra di Palazzo Pitti, vengono acquisite dalla GAM di Torino. Passata al vaglio della Commissione per l’arte contemporanea, commissione composta dal Soprintendente, dalla Direzione della Galleria d’arte moderna e da esperti esterni al Polo ma attivi nell’ambito di pubbliche istituzioni fiorentine, la mostra di Franco Guerzoni si apre ad un dialogo oggi più che mai necessario tra il museo e il contemporaneo, trovando negli ambienti dell’Andito degli Angiolini, il luogo ideale per interagire con i variegati linguaggi formali dell’artista. “Il mio legame con Firenze – dice Guerzoni – è di lunga data. Già durante i primi anni ’80 sono stato ospite più volte della Villa Romana, anche se la frequentavo sin dalla fine degli anni ’60. E ogni volta che mettevo piede in città mi pervadeva una meraviglia assoluta. Con Palazzo Pitti – continua l’artista – ho un legame devozionale e so già che proverò un piccolo brivido nell’entrarvi non più da visitatore ma da artista che vi espone proprie opere. Anche per questo ringrazio la Soprintendenza di Firenze, città con cui ho solidarizzato anche nei momenti di grande tensione e nella quale ho incontrato tanti amici per la vita, sia tra gli esperti di arte classica, sia tra quelli più vicini alle espressioni contemporanee”. Curata da Pier Giovanni Castagnoli e Fabrizio D'Amico, la mostra è incentrata sui risultati dell'ultimo decennio dell’esperienza dell’artista, che ha aggiunto un nuovo e corposo capitolo al ricco e variegato romanzo per figure che Guerzoni ha via via creato sui temi dell'usura del tempo, delle rovine, delle archeologie, delle tracce della memoria. Questo viaggio nella pittura si è svolto in cicli che hanno preso il nome di: “Affreschi” (1972), “Carte di viaggio” (1982), “Decorazioni e rovine” (1990), ”Sipari”(2001), “Antichi tracciati” (2006), per approdare infine a quelli rappresentati in questa mostra in opere come: “Iconoclasta” (2007), “Impossibili restauri” (2010) e “Strappi d'affresco” (2012). Come in un contrappunto ai dipinti degli anni più recenti, la mostra avvicina una selezione di opere storiche risalenti agli anni Settanta, quando ancora Guerzoni ricorreva all'utilizzo di fotografie nel suo lavoro. Nascono da tali accostamenti molteplici suggestioni di lettura, utili ad indagare opere e tempi, e con esse, la certificazione di una continuità di ispirazione e di propositi che lega tenacemente tra loro stagioni di ricerca assai lontane, nel nome di una saldissima identità poetica. Oltre alle opere esistenti, la mostra presenta tre lavori eseguiti per l'occasione, ispirati agli spazi espositivi, che lo stesso Guerzoni definisce “tre dediche a Palazzo Pitti”: si tratta di un doppio, grande Strappo d’affresco, che rimanda alla sottostante parete, arricchito da un pendolo che ne tiene in movimento l'immagine; nell’ultima stanza del percorso espositivo il visitatore scoprirà il Museo ideale, gruppo di piccole grotte dove l'uso della carta diventa scultura. Dice Pier Giovanni Castagnoli: “La mostra a Palazzo Pitti evidenzia ed esalta, nella sua brevità, il nocciolo fondante e più tenacemente resistente della visione dell’autore e la sua singolarità: l’arte come restituzione di memoria che produce e avvalora il presente, e l'esercizio della pittura come scavo e rivelazione del corpo attivo della superficie, nella sua inesauribile facoltà generativa”. Accompagnerà l'esposizione, un volume edito da Skira, che conterrà, oltre agli scritti dei curatori, un testo letterario di Pietro Cesare Marani; riproduzioni delle opere in mostra e un ricco repertorio di immagini relative al lavoro di Guerzoni. Fabrizio Del Bimbo

venerdì 22 febbraio 2013

Antonino Melara in visita al centro Enel di Firenze

DIRIGENTE PROTEZIONE CIVILE DELLA REGIONE TOSCANA, VISITA IL CENTRO OPERATIVO ENEL La visita è stata l’occasione per condividere strumenti di collaborazione sia nella prevenzione che nella gestione delle emergenze, che saranno contenuti nel nuovo Piano operativo regionale di protezione civile in fase di stesura. Il Dirigente della Protezione Civile della Regione Toscana, Antonino Melara , e il Responsabile della Sala Operativa regionale della Protezione Civile, Paolo Covelli, hanno visitato il Centro Operativo Enel Distribuzione di Firenze, in via Q. Sella n 81. La struttura, presidiata h24, monitora e conduce il servizio elettrico in media tensione delle province di Firenze, Arezzo, Prato, Pistoia, Siena, e le stazioni di trasformazione in alta tensione di tutta la Toscana. Il Centro Operativo Enel è un’eccellenza anche a livello tecnologico, perché, oltre a monitorare costantemente il territorio e a rilevare in tempo reale i guasti e le emergenze che possono verificarsi sul sistema elettrico, esegue manovre sulla rete da remoto per rialimentare in tempi rapidi la clientela. L’altro Centro Operativo Enel Distribuzione della regione si trova a Livorno e gestisce il servizio in media tensione delle province di Grosseto, Livorno, Pisa, Lucca e Massa. Un sistema complesso che contribuisce anche al controllo del territorio e alla sicurezza delle comunità toscane, in particolar modo quelle isolate. Complessivamente, sono 26.550 i km di linee elettriche di media tensione e 59.060 km quelli di bassa tensione, 140 gli impianti primari e 37.900 le cabine secondarie che compongono il sistema elettrico regionale per un totale di circa di 2.410.000 clienti . Al termine della visita si è tenuto un tavolo di lavoro sul tema della prevenzione e gestione delle emergenze elettriche in caso di calamità naturali e maltempo: alla riunione hanno partecipato per Enel la Responsabile rete elettrica Enel Toscana e Umbria Debora Stefani , il Responsabile esercizio rete Toscana e Umbria Simone Botton, Giuseppe Meduri e Riccardo Clementi delle Relazioni Esterne territoriali area centro nord. È stata l’occasione per condividere strumenti di cooperazione nella prevenzione e gestione delle emergenze, per cui diventa prioritario intervenire in collaborazione con tutti i livelli territoriali (Regione, Protezione Civile, Province, Comuni e altre Istituzioni) dato che alcune possibili criticità, quali accessibilità delle strade e caduta degli alberi, necessitano del coinvolgimento di più soggetti. Del Bimbo Fabrizio

martedì 19 febbraio 2013

Importante asta alla Maison Bibelot di Firenze

L'esposizione è da sabato 23 a lunedì 25 febbraio con oraria 10.00-13.00 e 15.00-19.00 L'asta 28 febbraio 1 marzo Sono circa millequattrocento i lotti in esposizione nelle rinnovate sale della sede di Corso Italia di Firenze . Nutritissima la presenza di arte moderna e contemporanea con una prevalenza della grande scuola toscana del secondo 900 : Antonio e Xavier Bueno , Primo Conti , Quinto Martini , Mino Maccari . Nutrita anche la presenza di alta gioielleria con pezzi davvero unici fra cui dei bottoni in oro da giacca firmati Bulgari (stima 2.500,00 foto in allegato ). Importanti arredi di antiquariato di cui segnaliamo un cassettone di pregevole fattura Lombardia metà del XVII sec.(stima 2.500,00), fronte sagomato, intarsiato in avorio; cassettone toscano,Firenze fine XVII sec., impiallacciato ed intarsiato in palissandro(stima 5.000,00);cassettone in noce e radica ;Nord Italia XVII sec. con filettature ,piano con becco di civetta fronte concavo a tre cassetti(stima 7.000,00 ,foto in allegato ) coppia di librerie in noce dell’inizio del XX sec. di bella misura; tavolino da gioco a libro in noce, metà del XVIII sec.; curiosa scrivania da farmacia in noce, Veneto, XIX sec. a forma di fagiolo, ornata da simboli medici. Importante presenza in asta dell'argento di gran classe con un grande centrotavola , Torino, Torniotti, fine del XIX sec., composto da grande vassoio ovale sagomato con fondo a specchio ed altri due elementi mossi, tutti sbalzati con ghirlande di alloro; importante oliera in argento, Veneto, XVIII sec., sbalzata con trionfi militari(stima 1.500,00 foto in allegato ); grande servito da te e caffè in argento, corredato da vassoio, del peso di più di dieci chili; una serie di oggetti in argento Tiffany dell’inizio del XX sec. .Numerosi gli oggetti d'arte e da collezione : una bella lampada liberty in vetro satinato e metallo modellata come un tralcio di fiori di glicine; vasta scelta di serviti di piatti, bicchieri, tessuti e biancheria per la casa..Una pregevole raccolta di maioliche del XVIII sec. tra cui una bella zuppiera ligure dipinta con fiori con presa modellata come un tralcio sormontato da uccellino. Tra le curiosità il gioco del Biribissi del XIX sec. Li catalogo on line www.maisonbibelot.com Del Bimbo Fabrizio

giovedì 14 febbraio 2013

Il 26° premio letterario Chianti 2013

ECCO I CINQUE FINALISTI Cannella, Ferrero, Fontana, Ottaviani e Petrizzo al vaglio di una giuria di 350 lettori Ecco tutti gli appuntamenti per la presentazione dei libri selezionati Nove Comuni, un'attentissima giuria popolare (più di 350 lettori), cinque finalisti e altrettanti editori (Perdisa, Ed. Clandestine, Sellerio, Marsilio e Frassinelli) per la 26 esima edizione del 'Premio letterario Chianti', presentata oggi a Firenze dal Sindaco di Greve in Chianti Alberto Bencistà e dallo scrittore Paolo Codazzi. Il Comitato Tecnico del Premio Letterario Chianti, coordinato dal Prof. Giuseppe Panella, e composto da Paolo Codazzi, Lorella Rotondi (Assessorato alla Cultura del Comune di Greve in Chianti) Cecilia Bordone (rappresentante del Comune di San Casciano Val di Pesa), Maurizio Carnasciali (rappresentante del Comune di Radda in Chianti), Barbara Salotti (rappresentante del Comune di Impruneta), Paolo Santagati (rappresentante dei Comuni di Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val D’Elsa), Celide Risi (rappresentante del Comune di Castellina in Chianti), Deborah Montagnani (Assessore alla cultura del Comune di Gaiole in Chianti), Giovanna Morganti (rappresentante del Comune di Castelnuovo Berardenga), ha deliberato la selezione dei seguenti cinque libri finalisti della corrente edizione del Premio Letterario Chianti, destinato a volumi di narrativa editi nel 2011: Carlo Cannella, Tutto deve crollare, Perdisa Antonio Ferrero, Classe terminale, ed. Clandestine; Giorgio Fontana, Per legge superiore, Sellerio; Fabrizio Ottaviani, La Gallina, Marsilio; Francesca Petrizzo, Il rovescio del buio, Frassinelli. Gli autori dei testi selezionati presenteranno il proprio libro alla Giuria dei Lettori, composta da oltre 350 membri, in incontri che si terranno di sabato, alle ore 17, nei mesi di febbraio, marzo, aprile 2012, presso fattorie o luoghi storici del Chianti, secondo il seguente calendario: - Sabato 16 febbraio 2013, Teatro Comunale Niccolini, via Roma 37, San Casciano Val di Pesa: Antonio Ferrero - Sabato 3 marzo 2013, Casa del Popolo di Tavarnuzze, via A. Gramsci, 5, Tavarnuzze (Impruneta): Giorgio Fontana - Sabato 16 marzo 2013, Fattoria Castello di Verrazzano, Greve in Chianti: Fabrizio Ottaviani - Sabato 6 aprile 2013, Teatro della Filarmonica G. Verdi, San Donato in Poggio, Tavarnelle: Francesca Petrizzo - Sabato 20 aprile 2013, Cinema Comunale di Radda in Chianti: Carlo Cannella La Cerimonia finale di premiazione si svolgerà sabato 11 maggio 2013, alle ore 17, nella Fattoria Castello di Verrazzano, a Greve in Chianti. Ai cinque autori finalisti del Fiorino di Cante, opera del Maestro Orafo Mauro Bandinelli, in memoria di Giorgio Luti, Presidente della giuria tecnica dall'anno di fondazione fino al 200 Bandito dalla rivista culturale Stazione di Posta e dai Comuni di Greve in Chianti (Comune promotore), Barberino Val d'Elsa, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Impruneta, Radda in Chianti, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa, il Premio Letterario Chianti ha il patrocinio delle Province di Firenze e Siena. La manifestazione è inserita dal Ministero peri Beni e le Attività culturali tra quelle di rilievo nazionale in ambito al progetto 'Italia pianeta libri'. Del Bimbo Fabrizio

I nuovi prodotti di Svizzera Turismo a misura di famiglia

Fam In famiglia o in sella in cerca di avventura. Svizzera Turismo sarà presente in Bit insieme ai suoi partner – Lucerna, Zurigo, Ticino Turismo e le Ferrovie svizzere – per lanciare due interessanti novità per la primavera/estate 2013. Per la prima volta promuove sul mercato italiano il prodotto Famiglie in viaggio pensato per i nuclei familiari che vogliono visitare la svizzera approfittando dell’accessibilità delle diverse attrazioni. Le proposte sono strutturate in base ai giorni a disposizione per le vacanze e in base alle preferenze dei propri bambini. Protagonista indiscusso dei consigli di viaggio formato famiglia è ancora una volta il paesaggio svizzero che diventa occasione per escursioni a tema, esperienze balneari, per esplorare grotte e farsi scarrozzare da trenini e impianti di risalita di ogni genere. Fra gli highlights il sentiero delle marmotte sopra Saas Fee, il Papiliorama di Kerzers con gli animali notturni e il Jungle Trek o la pista per slittino su binari vicino a Lenzerheide, iscritta al Guinness dei primati. Vengono, inoltre, illustrate tutte le possibilità di pernottamento per famiglie: i kidshotel, gli ostelli della gioventù, gli agriturismi e i campeggi. Oltre alla brochure cartacea, sono disponibili i contenuti su svizzera.it e la versione gratuita per Ipad, Iphone e Android. Da provare la divertente applicazione, la FamilyTrips App, che permette di scovare, tra oltre 1500 consigli, l’avventura più adatta in base alle esigenze e agli interessi della propria famiglia. Il secondo prodotto è Outdoor Swiss Made dedicato agli amanti della vita attiva. Svizzera Turismo ha selezionato gli itinerari più suggestivi da fare a piedi, in bici, in mountain-bike, e-bike canoa indicando livello di difficoltà e punti di interesse lungo il percorso. Grazie alla diffusione dei punti di noleggio delle bici elettriche, pedalare non è più un passatempo esclusivi per i super sportivi: tutti possono esplorare i pendii svizzeri con un mezzo salutare ed ecologico. Svizzera sempre più digital Svizzera Turismo prosegue sulla strada dell’innovazione tecnologica. Dalla prossima primavera i contenuti del sito svizzera.it saranno totalmente accessibili da smartphone Android e Iphone. L’obiettivo è andare incontro alle tendenze di mercato che attestano un aumento della fruizione dei contenuti multimediali da mobile. Anche la digitalizzazione delle brochure sarà una costante. Oltre alle brochure cartacee, i vari prodotti (Estate, Inverno, Città) saranno affiancate dalla versione Ipad, arricchita di contenuti e strumenti: filmati, mappe interattive, motori di ricerca come la già citata FamilyTrips App Nicoletta Curradi

mercoledì 13 febbraio 2013

Otto luogo dell'arte presenta un duo di artisti: Bertasa e Finelli fino al 5 marzo

Nell'esposizione Duo, aperta fino al 5 marzo alla Galleria Otto luogo dell'arte di Firenze, gli artisti Bertasa e Finelli presentano un’attitudine che ha nella pittura, quale cult (ural) painting, un efficace strumento di contestazione, inteso in senso antimodernista, non di mero gesto politico, qualificandosi in una piena quanto complessa partecipazione al nostro tempo. Compito precipuo è quello di abbandonare tutte le strade che attenevano a schemi classificatori, induttivi, che avevano un riferimento a logiche di tipo formale, contenutistiche, a schieramenti metodologici, a strumenti espressivi, fisici o mentali, che hanno contraddistinto e anche saturato le pratiche artistiche del secolo scorso. Questo operare della pittura viene fuori attraverso un attento riesame della pittura nei suoi paradigmi, nel suo interrogarsi plurale della sua origine e del suo rinnovato rapporto con il luogo. La loro attinenza fa riferimento all’opera quale ripristinatrice di senso e avvio di un condensato di sguardi filosofici, a partire dal quadro e ritornandovi dopo aver compiuto un viaggio ellittico nei diversi topoi esperienziali dell’età moderna. Perché proprio esso, il quadro, resta un topos logico/esperienziale assoluto nella sua icasticità, poiché le logiche moderniste ne hanno inteso e scalfito il senso dicotomico formale – contenutistico con tutte le buffe e infinite variazioni sul tema, dimenticando il senso antropologico filosofico e immaginale che il quadro possiede al massimo grado. Per Bertasa questa discesa si compie nei territori tipici di popoli, merci, contratti, viaggi, per cercare dietro le parole e le immagini i segni di un dialogo e di un universo, come un moderno viaggiatore di Leskov, che porta a sostanziare in una pittura rigorosa, secca, raffinata, che non racconta, ma diventa (è) luogo esperienziale acutissimo di rimandi antropo-mnemonici, spazio assoluto del proprio tempo. Dove la pittura, liberata dalla zavorra di racconti postmodernistici, conduce il proprio a corpo a corpo con il Reale. Per Finelli la pittura s’introduce nello spazio immaginale cinematografico soprattutto noir, ma solo per liberare una tangenza che, sia nella pittura sia nel cinema, ha nello sguardo e nella visione il suo momento di crisi e d’introspezione, momento assoluto di una modernità – questo sì contemporaneo – che fa della pittura il paradigma assoluto di essa. La raffinatezza del tratto pittorico – in questa eco delle scuole francesi e fiamminghe – dialoga con i maestri del passato e ha la capacità di realizzare una pittura che non solo s’impone nello spazio ma che diviene, essa stessa, generatrice di spazio. In questo modo, la pittura di Bertasa e di Finelli cerca di ripristinare un senso e un dialogo con i topoi anfratti del reale, abbracciando in un’ideale continuità i grandi maestri della pittura classica, da Masaccio, Durer, Raffaello, Vermeer, Goya fino alla lezione di Degas, Manet, Cezanne, per i quali la pittura si poneva come momento logico-filosofico inteso come sguardo acutissimo della problematicità del mondo. Pietro Finelli (1957), artista e curatore, vive e lavora a Milano. Ha esposto il suo lavoro in gallerie, musei e istituzioni internazionali, fra le quali: Gallery MC in New York, Il Ponte Contemporanea Roma, Galleria Pack Milano, Museo Castel Nuovo Napoli, Musée d’Art Moderne et Contemporain (Mamco) Geneva, Fundation F.J.Klemm Buenos Aires, Galerie Jacques Cerami Charleroi, VELAN Centro per l’arte Contemporanea di Torino. Fausto Bertasa (1953), artista, vive e lavora a Bergamo. 2001: New York, “Mouse Pad” Egizio’s Project; 2002: a Bellinzona, “Fe-male” CACT – Centro d’Arte Contemporanea Ticino (a cura di Mario Casanova e MarcoTagliaferro); 2005: a Bergamo, “Quadrato per la ricerca” GAMeC (a cura di Nadia Ghisalberti, Donato Losa, Attilio Pizzigoni,cat.); 2006: a Varese, “Fair trade organization” Duetart Gallery; 2007: a Milano, “ctm” Camelot; a Milano, “Happy Birthday Careof 1987-2007” c/o Careof – Fabbrica del vapore; a Settimo Torinese “Profumo di cacao” Cioccolato come arte” Casa dell’arte e dell’architettura “La Giardiniera” (Cat. a cura di Marisa Vescovo); 2008: a Bergamo “Antologia” Jade Art Gallery (a cura di Sara Mazzocchi, cat.); a Roma “Experimenta” Collezione Farnesina – Ministero degli Affari Esteri (a cura di Maurizio Calvesi, Lorenzo Canova, Marco Meneguzzo, Marisa Vescovo, Cat.) English Version Otto Luogo dell’Arte continues its programme with a show by two Italian artists, Fausto Bertasa and Pietro Finelli. In Duo, Bertasa e Finelli are at the cutting edge of an attitude which is, in painting as cult(ure), an effective instrument for protest, in an antimodernist sense, not as mere political gesture, but qualifying itself in a full, complex participation in our time. The main task is to abandon all routes that keep to inductive classification systems, which were a reference to formal, content-based logics, to methodological alliances to physical and mental expressive organs, which typified and even saturated artistic practices in the last century. This manner of working painting comes out through a careful reexamination of painting in its paradigms, in its plural self-interrogation of its origins and renewed relationship to place. Their belonging refers to the work as means of reorganizing meaning, and as a starting point for a condensed plethora of philosophical viewpoints, starting from the painting itself and returning to it after an elliptical trip through the various logical/experiential topoi of the modern period. The painting remains an absolute logical/experiential topos, in its effective representative realism, since mondernist logic has understood and lightly incised upon the form/content dichotomy’s meaning, with all its amusing and infinite thematic variations, forgetting the anthropological, philosophical and imaginational meaning which paintings possess to the highest degree. For Bertasa, this descent occurs in the most typical territories of people, merchandise, contracts, travel, in a search behind the words, images and signs of a dialogue and a universe, like a modern Leskovian traveler, which leads to substantiation in a rigorous, dry, refined style of painting, which doesn’t tell, but becomes (is) a hyper-acute experiential locus of anthropo-mnemonic footnotes, an absolute space in its own time, where painting, freed of its ballast of postmodernist narratives, has its physical interaction with Reality. For Finelli, painting places itself into a cinematic imaginative space, with a decidedly noir tint, but only to liberate a tangency that, in painting as in cinema, has, in its view and vision, a moment of crisis and introspection, an absolute moment of a modernity – a contemporary modernity, this time – which renders painting its absolute paradigm. The refinement of his painterly line – an echo of the French and Flemish schools – enters into a dialogue with masters from the past, and, in its ability to produce a style of painting which not only imposes itself on space but which generates space itself. In this way, painting, interpreted by Bertasa and Finelli, tries to refresh a meaning and a dialogue with topoi that are canyon-pits of the real, embracing an ideal continuity with the great masters of classical painting, from Masaccio, Durer, Raffaello, Vermeer and Goya, up to the lessons of Degas, Manet and Cezanne, for whom painting asserted itself as a logical-philosophical moment intended as a sharp gaze into the problematics of the world. Pietro Finelli (1957) artist and curator, lives and works in Milan. He has shown his work in galleries, museums and international institutions such as Gallery MC in New York, Il Ponte Contemporanea Roma, Galleria Pack Milano, Museo Castel Nuovo Napoli, Musée d’Art Moderne et Contemporain (Mamco) Geneva, Fundation F.J.Klemm Buenos Aires, Galerie Jacques Cerami Charleroi, VELAN Centro per l’Arte Contemporanea di Torino. Fausto Bertasa (1953) artist, lives and works in Bergamo. 2001: New York, “Mouse Pad” Egizio’s Project; 2002: in Bellinzona, “Fe-male” CACT – Centro d’Arte Contemporanea Ticino (a cura di Mario Casanova e Marco Tagliaferro); 2005: in Bergamo, “Quadrato per la ricerca” GAMeC (a cura di Nadia Ghisalberti, Donato Losa, Attilio Pizzigoni, cat.); 2006: in Varese, “Fair trade organization” Duetart Gallery; 2007: in Milan, “ctm” Camelot; in Milan, “Happy Birthday Careof 1987-2007” c/o Careof – Fabbrica del vapore; in Settimo Torinese “Profumo di cacao” Cioccolato come arte” Casa dell’arte e dell’architettura “La Giardiniera” (Cat. a cura di Marisa Vescovo); 2008: in Bergamo “Antologia” Jade Art Gallery (a cura di Sara Mazzocchi, cat.); in Roma “Experimenta” Collezione Farnesina – Ministero degli Affari Esteri ( curated by Maurizio Calvesi, Lorenzo Canova, Marco Meneguzzo, Marisa Vescovo, Fabrizio Del Bimbo

mercoledì 6 febbraio 2013

A Castel Sant'Angelo il "Cammino di Pietro"

7 febbraio – 1 maggio 2013 Castel Sant’Angelo, Roma
Benedetto XVI con la sua Lettera Apostolica Porta fidei ha indetto un Anno della fede che ha avuto inizio nella felice coincidenza di due anniversari molto rilevanti, sia dal punto di vista spirituale sia dal punto di vista culturale: il cinquantesimo dell’apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962) e il ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992). Curata da don Alessio Geretti, incaricato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione – il soggetto della Santa Sede che ha la regia dei principali eventi dell’Anno della Fede destinati alla Chiesa universale –, la mostra è realizzata in coproduzione dal friulano Comitato di San Floriano di Illegio e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma. «Il Cammino di Pietro», prima ancora che un percorso d’arte, è un viaggio della mente e del cuore che avvolge credenti, non credenti e diversamente credenti nella potenza suggestiva di un racconto, in una rappresentazione drammatica di cosa sia la fede. La fede non viene definita, non viene dichiarata attraverso concetti, ma è l’attore unico sulla scena, la causa evidente delle passioni, delle intuizioni, di momenti neri di fatica e crisi, di lacrime di dolore e lacrime di gioia, di gesti azzardati e gesti eroici, che costituiscono passo dopo passo il cammino, la vicenda dell’uomo e del testimone più decisivo al mondo per la fede dei cristiani: l’apostolo Pietro. Quaranta opere, da Oriente e Occidente, che percorrono la storia della cristianità dal IV fino al XX secolo, in un allestimento che coinvolge dinamicamente il gusto per la bellezza, il bisogno di pensare, la forza delle emozioni. In esposizione dipinti e sculture di artisti d’eccezione quali Lorenzo Veneziano, Vitale da Bologna, Marco Basaiti, Garofalo, Jan Brueghel, Giorgio Vasari, Georges de La Tour, Guercino, Gerhard van Hontorst, Dirk Van Baburen, Luca Giordano, Mattia Preti, Guido Reni, Vasilij Dmitrievic Polenov, Eugéne Burnand si intrecciano con proiezioni cinematografiche, apparizioni suggestive e alcuni squarci di musica, che completano il racconto in un gioco di sinestesie. Diversi inediti costituiscono motivo di speciale interesse per gli storici dell’arte, come pure la possibilità di ammirare in una mostra opere che per la prima volta vengono spostate dal loro abituale luogo di conservazione. L’obiettivo dell’esposizione è certamente quello di porre a confronto stili e scuole e autori commensurabili, per quanto provenienti da opposti capi della terra d’Europa, ma anzitutto per infondere nel visitatore la percezione che la fede è l’intelligenza della realtà scaturita dall’esperienza dell’incontro con Cristo, travagliata e sorprendente. Guidati da Pietro fin dalla porta d’ingresso, i visitatori varcano la soglia di Castel Sant’Angelo, l’antica mole Adriana, che sorge sulla via che conduceva al circo di Gaio Caligola, dove Pietro fu crocifisso davanti all’obelisco che oggi guarda la facciata della Basilica Vaticana, sorta appunto sulla tomba dell’Apostolo stesso. Le sorprese iniziano già dalla rampa elicoidale che introduce all’appartamento papale. Poi, il percorso delle opere è una scoperta teologica e artistica insieme: presenta la fede anzitutto nella vocazione degli apostoli come risposta incantata ad un incontro, alla provocazione di Dio che, nella partita con l’uomo, gioca la prima mossa. Ma la fede è anche sconcerto e spaesamento all’impatto con il lato inedito di Cristo, che sconvolge le sicurezze e le miserie dell’uomo, mettendolo in difficoltà – così ad esempio si percepisce davanti ai dipinti che mostrano la Lavanda dei piedi o la Cattura di Cristo nell’orto degli ulivi –. Per farsi poi notte, crisi totale, lacrime, e subito dopo rinascita, salvezza ritrovata, sguardo d’estasi. L’approdo del percorso – quello della fede e della vita di Pietro, quello delle opere d’arte in mostra – è duplice: il calore di una nuova fraternità, alla quale la fede introduce, ed il miracolo della trasformazione dell’uomo in capolavoro d’arte (in fondo, è proprio alla bellezza morale e spirituale dell’uomo, generata da un credere autentico e viscerale, che i capolavori dell’arte sacra rendono omaggio). Certo, l’incanto del cammino è anche quello di farti sentire nel cortile di Caifa quando si sosta davanti all’opera di Georges De La Tour, trascinati nella scena da uno dei notturni più belli della storia dell’arte; è la folgorazione luminosa della solenne pala di Lorenzo Veneziano, un sublime Trecento italiano, che già ci rapisce in Paradiso a vedere Pietro su fondo oro che stringe tra le mani le chiavi di Cristo. E’ l’emozione infusa da Gerhard van Honthorst che ci sorprende come Pietro in carcere quando l’angelo irrompe nella tela di Berlino con una luce che accende la scena obliquamente, come in Caravaggio. È la nobile armonia che lega Pietro e Paolo, resa da un elegantissimo Guido Reni per dirci ancora una volta l’antica intuizione: che cioè i nuovi fondatori della nuova Roma questa volta sono davvero fratelli, pur non essendo nati dalla stessa donna. È ancora la nitidissima e grandiosa pala di Marco Basaiti raffigurante "San Pietro in cattedra con quattro santi", un episodio pittorico vicinissimo a Cima da Conegliano e a Giovanni Bellini, che rende onore alla razionalità prospettica, agli inquadramenti architettonici e paesaggistici del primissimo Rinascimento, pienamente umanistico e ancora mistico.
È infine il brivido dello sguardo dell’Apostolo che corre al sepolcro vuoto del Risorto, ancora incredulo e tuttavia già credente, con un cielo squarciato dai bagliori dell’alba post-impressionista infiammata sulla tela da Eugéne Burnand. Quando uscendo dalla mostra il percorso conduce alla trifora che si apre sulla vista della Basilica di San Pietro, ciò che hai appena guardato in mostra e ciò che hai davanti agli occhi (uno dei più bei panorami della città di Roma) ti fa sentire per un momento come se Castel Sant’Angelo sorgesse sulle rive del lago di Tiberiade, dove tutto, per i credenti, cominciò e dove tutto, per Pietro, ricominciò dopo la sua notte più lunga e la sua alba più indimenticabile. Lui sapeva cosa vuol dire credere. nICOLETTA cURRADI

Un evento importante per il turismo: a marzo torna a Viterbo la Borsa del Turismo Sociale e Associato

Si terrà a Viterbo, dal 2 al 5 marzo 2013, la XIII edizione della Borsa del Turismo Sociale e Associato (BTSA). La manifestazione, collocatasi fra le più rappresentative Borse di prodotto del turismo nazionale, è organizzata dalla Società Rete System Srl, titolare del marchio “BTSA-Borsa del Turismo Sociale e Associato” e dal CAT (Centro Assistenza Imprese) della Confesercenti di Viterbo e vede come partner la Regione Lazio, l'Unioncamere Lazio, la Camera di Commercio di Viterbo, l'Assessorato al Turismo della Provincia di Viterbo, l'Amministrazione Comunale di Viterbo e gode del patrocinio dell'Enit/Agenzia Nazionale per il Turismo e del Ministero del Turismo. Il Workshop, che si terrà lunedì 4 marzo, vedrà protagonisti circa 80 buyers (cral, dopolavori, associazioni culturali, circoli e associazioni sportive, parrocchie e tour operator specialisti, ecc.) e più di 350 sellers (agenti di viaggio, tour operator, enti di promozione turistica, consorzi, compagnie aeree, ferroviarie e marittime, società di trasporto pubbliche e private, società di servizi, aziende del ricettivo alberghiero ed extra alberghiero, ecc.). Tra i buyers è prevista la partecipazione di una folta delegazione di operatori stranieri provenienti dal mercato europeo, soprattutto del Nord e dell'Est e qualcuno anche da paesi extra europei. Visto il grande successo riscontrato presso gli operatori dell'offerta, si ripeterà l'esperienza degli scorsi anni collocando accanto ai rappresentanti italiani della domanda anche alcuni operatori stranieri. BTSA rafforza così il suo ruolo di punto di riferimento riconosciuto per l'industria turistica nazionale rivolta a questo specifico segmento. A seguito del restyling dell'Hotel Salus, la manifestazione cambia di nuovo location ritornando alla sua sede originaria. Il workshop si prefigura come un appuntamento completamente riservato alle contrattazioni. Tra le novità di questa edizione è previsto un Convegno sulle problematiche più attuali e stringenti del turismo nazionale anche alla luce della crisi che il comparto sta vivendo e del coincidente rinnovo del Parlamento. Il Convegno, previsto per sabato 2 marzo, presso l’Hotel Salus Terme, vedrà la presenza dei massimi esponenti delle Associazioni di categoria, delle Imprese e degli Enti Locali. Un segmento sempre più sulla cresta dell’onda che si sta radicando in tutta Europa e che cresce con l'avanzare della domanda. “Il turismo associato – afferma Nicola Ucci, Amministratore delegato della Rete System Srl – è una risorsa fondamentale in un periodo di crisi economica per sostenere i flussi turistici pluristagionali e destinazioni legate sia all’ambiente che alla cultura, all’enogastronomia, alle vacanze attive e ad altri segmenti in crescita, come il wellness ed il rurale”. “L’evento, ha dichiarato Vincenzo Peparello, Amministratore del Cat di Viterbo ed esperto di marketing, è di eccezionale importanza per l’economia turistica del territorio sia per la qualificata adesione di centinaia di operatori italiani e stranieri e della stampa di settore che come sempre assicura il proprio apporto, sia per i temi che saranno sviluppati e che riguarderanno la situazione attuale, le prospettive di sviluppo e le strategie di marketing territoriale orientato e la destagionalizzazione dei flussi turistici”.
Fabrizio Del Bimbo