sabato 21 maggio 2011

La Svizzera e l'Unità d'Italia, un convegno a Firenze


La Svizzera e l'Unità d'Italia

Il ruolo della Comunità elvetica nel Risorgimento e nella storia di Firenze

al centro di un convegno martedì 24 maggio all'Università

Il ruolo della Svizzera nell'Unità d'Italia. La presenza della comunità svizzera nella storia fiorentina. Sono i temi della giornata di studi “Il Risorgimento italiano e la Svizzera” in programma all'Università di Firenze martedì 24 maggio alle ore 9,30 (Aula Magna, Piazza San Marco, 4), a cura, oltre che dell'Ateneo, dell'Ambasciata di Svizzera in Italia e dalla Società toscana per la storia del Risorgimento.


Porteranno i loro saluti all'inizio dei lavori il rettore Alberto Tesi, l'ambasciatore della confederazione elvetica in Italia Bernardino Regazzoni e il presidente del Consiglio Comunale di Firenze Eugenio Giani. La relazione introduttiva su “La Svizzera e il Risorgimento italiano” sarà tenuta da Sandro Rogari, ordinario di Storia contemporanea dell'Ateneo fiorentino. Nelle relazioni Carlo Moos (Università di Zurigo) parlerà di “Carlo Cattaneo e la Svizzera”, Luigi Lotti (professore emerito dell'Università di Firenze) tratterà dei legami di Cavour con la Svizzera, mentre Cosimo Ceccuti, ordinario di Storia contemporanea a Firenze, affronterà il tema “Giovan Pietro Vieusseux e Firenze”.

Giovanni Cipriani, associato di Storia moderna dell'Ateneo fiorentino, riferirà sul libro di memorie di Jean Debrunner, uno dei soldati svizzeri al fianco della Repubblica Veneta di Daniele Manin, mentre la nascita del corpo di assistenza internazionale della Croce Rossa per impulso di Henry Dunant, spettatore del numero impressionante dei feriti e dei morti della battaglia di Solferino, sarà ricostruita da Paolo Vanni (Università di Firenze).




“Cavour - spiega Giovanni Cipriani, fra gli organizzatori del convegno - era di madre svizzera (Adèle de Sellon apparteneva ad una nobile famiglia calvinista di Ginevra) e ricevette un forte appoggio alla sua azione politica dalla Svizzera e dalle comunità protestanti: uno dei suoi primi atti dopo l'Unità fu la concessione dei diritti politici e civili e della libertà religiosa agli ebrei e ai protestanti”.

“Ma anche nella storia di Firenze – continua Cipriani – la presenza degli svizzeri è significativa e fiorente: alcuni si dedicano al commercio e alla ristorazione (come la famiglia “Gilli” che fin dalla prima metà del Settecento apre in via de' Calzaiuoli il progenitore dell'attuale caffè in Piazza Repubblica), altri spostano a Fiesole dalla Svizzera la lavorazione della paglia per i minori costi di produzione e nel 1819 Giovan Pietro Vieusseux, mercante di origine ginevrina, fonda a Firenze il Gabinetto scientifico-letterario omonimo, che diviene punto d'incontro tra la cultura italiana e quella europea. E proprio nel cuore della città ancora oggi troviamo il Cimitero cosiddetto degli Inglesi, in realtà acquistato dalla Chiesa evangelica riformata svizzera per la sepoltura dei protestanti, ma usato anche dai greco-ortodossi e dai russi”.




Nicoletta Curradi

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