lunedì 5 settembre 2011

La Congregazione dei Buonomini di San Martino


La congregazione fu fondata da S. Antonino ed opera secondo regole che risalgono al 1441.
Aiuta da ormai 569 anni i 'poveri vergognosi' secondo regole e principi di riservatezza e discrezione sostanzialmente immutati dall'anno della fondazione: il 1441. E' la Congregazione dei Buonomini di San Martino che ha sede in quella che, un tempo, era una bottega dell’Arte della lana, in Piazza San Martino davanti alla pretura, a pochi passi dal Duomo e da Palazzo Vecchio, e i cui affreschi collocati nelle lunette, di bottega del Ghirlandaio, sono stati da poco restaurati col contributo dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze. L'intervento di recupero e l'attività della Congregazione sono stati presentati stamani, in una conferenza stampa, alla presenza del Direttore Generale dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze Antonio Gherdovich, del Vicesindaco di Firenze Dario Nardella, della Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze Cristina Acidini, del Proposto pro tempore della Congregazione dei Buonomini Ugo Silli, del Direttore dell’Ufficio di Arte Sacra dell’Arcidiocesi di Firenze mons. Timothy Verdon, della restauratrice degli affreschi Laura Lucioli.
I 'poveri vergognosi', ha spiegato Silli, non sono quelli 'vergognosamente poveri' ma coloro che si vergognavano di esserlo in quanto, in origine, erano persone facoltose ed erano dunque incapaci di elemosinare. E sono loro, ancora oggi, i destinatari dell'attività di questo sodalizio nato proprio per aiutare le famiglie cadute in miseria, in molti casi, perchè si opponevano ai Medici che pure finanziarono generosamente questa realtà fondata dal priore di San Marco fra Antonino Pierozzi, poi divenuto arcivescovo di Firenze, canonizzato nel 1523 e, con san Zanobi, co-patrono della diocesi di Firenze.
Il frate domenicano riunì nel convento 12 uomini di fede, anche se di diversa levatura sociale, e li nominò Procuratori dei Poveri Vergognosi impegnandoli a raccogliere quello che potevano e a distribuirlo alle vittime della loro miseria, sempre nel più assoluto silenzio. Cosa che avviene ancora oggi. La storia narra che quando non avevano più risorse (secondo la tradizione l'ultima volta è stato nel 1949) accendevano una candela sulla finestra della loro sede e proprio da questo gesto è nato il detto ''essere al lumicino''.
L'attività dei Buonomini è raccontata nel ciclo pittorico dedicato alle 'Sette opere della misericordia', affrescato attorno al 1480 dagli artisti della bottega di Domenico Ghirlandaio e che è stato restaurato da Laura Lucioli sotto la direzione della funzionaria di zona della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Firenze Matilde Simari e col finanziamento dell'Ente Cassa che ha sempre sostenuto con generosità la Congregazione.
Ma la sede dei Buonomini è un vero e proprio scrigno di storia non solo perchè è praticamente rimasta inalterata nei secoli (non esistono computer e tutto viene ancora scritto a mano), ma anche perché conserva il prezioso archivio (studiato e riordinato alcuni anni fa da Silvia Cioni) in cui è raccolta tutta la documentazione sull'attività della Congregazione, dalle origini ai giorni nostri, fornendo un inedito e straordinario spaccato della storia della carità a Firenze; patrimonio storico arricchito negli anni dai lasciti di archivi ricevuti dalla Congregazione da parte di antiche famiglie fiorentine.
Del Bimbo Fabrizio





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