lunedì 18 marzo 2013

"Lusso ed eleganza" a Palazzo Pitti

A quarant’anni dalla apertura del Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e l’Associazione Amici di Doccia hanno voluto ricordare questo felice anniversario con una mostra al Museo degli Argenti che metta in evidenza al contempo l’importante collezione museale di Palazzo Pitti e la produzione della manifattura di porcellane di Doccia del periodo fra la dominazione napoleonica e la Restaurazione lorenese (1800-1830). Fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori a Doccia, presso Sesto Fiorentino, la manifattura Ginori, allora modernissima, fu “impiantata in singolare e certo non programmata coincidenza con l’anno della morte di Gian Gastone de’ Medici, ultimo granduca della sua stirpe, quasi a segnare l’inaugurazione simbolica di una nuova era che sotto i Lorena, e specialmente sotto Pietro Leopoldo, avrebbe visto affermarsi in Toscana la crescita imprenditoriale e tecnologica. Se i Medici dal tempo del principe Francesco, in pieno XVI secolo, erano riusciti a produrre una sperimentale pseudo-porcellana, sarebbe toccato ai Ginori importare in Toscana, nella scia delle più avanzate manifatture europee, la tecnica dell’autentica porcellana orientale.” (Cristina Acidini) Il cambiamento che l’avvento dell’impero napoleonico portò nel governo della Toscana ebbe i suoi riflessi nelle discipline artistiche fin dal regno di Etruria (1801-1807) con Luisa di Borbone Parma, ma soprattutto negli anni della presenza di Elisa Baciocchi. Costei, sorella di Napoleone, dapprima principessa di Lucca e Piombino (1805-1809) e poi granduchessa di Toscana (1809-1814), promosse un rinnovato interesse per le arti di cui da tempo si sentiva la mancanza. Il suo mecenatismo non soltanto richiamò a Firenze scultori, pittori e musicisti, ma sostenne anche le industrie artigiane toscane, incentivando la lavorazione della seta, della mobilia e della porcellana. In questo rinnovato fervore artistico, la manifattura di Doccia ebbe un posto di rilievo, accogliendo importanti influssi francesi sia nella ricerca delle forme che nei moduli decorativi. In particolare, la manifattura, sotto l’illuminata direzione di Carlo Leopoldo Ginori Lisci (1792-1838) fu partecipe di importanti innovazioni tecniche e stilistiche provenienti dalla Francia, creando una tipologia decorativa che rimase in voga fino a tutto il terzo decennio del XIX secolo. L’influenza dello stile impero francese continuò infatti con il ritorno a Firenze di Ferdinando III di Asburgo Lorena che, rientrato dal suo esilio a Würzburg, ebbe modo di integrare le raccolte granducali con le porcellane di Sèvres donategli da Napoleone Bonaparte. L’arrivo di questi importanti donativi di porcellana ebbe un forte impatto sullo sviluppo artistico della manifattura Ginori, che negli anni della prima Restaurazione lorenese non solo copiò alcuni di questi modelli, ma perfezionò la sua produzione grazie all’intenso scambio con le manifatture francesi, in particolare con Sèvres di cui era direttore Alexandre Brongniart. L’apporto di artisti stranieri, fra cui Jean David, Joseph de Germain e Abraham Constantin, abilissimi nella riproduzione su porcellana delle opere delle antiche Gallerie Fiorentine e chiamati a formare giovani pittori della manifattura come Giuseppe Baldassini e Giovanni Fanciullacci, portò ad un ulteriore innalzamento della qualità della manifattura. Saranno presenti in mostra le sorprendenti placche dipinte dall’artista ginevrino Abraham Constantin (1785-1855) quasi interamente riunite a Firenze per l’ occasione, unica per vederle. Infatti in collaborazione con il Museo di Sèvres, è stata indagata l’opera del pittore, attivo a Sèvres e inviato a Firenze per copiare su porcellana i più noti quadri delle Gallerie Fiorentine. Su queste lastre di porcellana l’artista propose copie di opere di antichi e pregevoli maestri quali Raffaello, Tiziano, Carlo Dolci, Andrea del Sarto, Ludovico Cigoli. Anche Stendhal era convinto dell’importanza di preservare ai posteri testimonianza di queste opere, quando affermava: “Tra duecento anni, si conosceranno gli affreschi di Raffello solo grazie al signor Constantin”. Prima dell’avvento della fotografia infatti, queste opere erano vere e proprie “icone” del patrimonio culturale europeo. In mostra saranno presenti oltre 150 opere, 20 delle quali inedite. Prestigiosi i prestiti da musei internazionali quali Musée national de céramique di Sèvres, il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, il Palais Fesch-musée des Beaux-Arts di Ajaccio, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, la Fondation Napoléon di Parigi - che non ha una propria sede espositiva e quindi questa è un’occasione unica per vedere gli oggetti prestati -, il Museo Correr di Venezia, Il Museo Capodimonte di Napoli, la Galleria Sabauda di Torino, il Museo Napoleonico di Roma, oltre alla Galleria Palatina e alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti e al Museo Richard-Ginori della manifattura di Doccia. Numerosi anche i prestatori privati che hanno generosamente reso visibili al pubblico le loro opere. Tra queste vogliamo ricordarne alcune per particolari curiosità e pregio: la serie di piatti destinati al Kedivé d’Egitto commissionati alla Ginori negli anni 1822-1824 dal granduca Leopoldo II per ringraziare il Kedivé per il suo dono di una giraffa, tutt’ora conservata al museo della Specola di Firenze; la teiera e il vassoio donati da Napoleone a Elisa Bonaparte nel 1813, oggi riuniti e provenienti rispettivamente da Parigi (collezione privata) e dal Museo di Arti Decorative di Amburgo; il tavolo del Re di Etruria che torna a Pitti dal Museo Correr. Lo straordinario tavolo viene citato il 29 agosto 1801 tra i regali per Ludovico di Borbone I, Re di Etruria, e la consorte Maria Luisa di Borbone inviato da Napoleone per la nuova coppia regnante che al suo arrivo a Firenze trovò la Reggia di Palazzo Pitti, disadorna e carente di arredi, suppellettili e persino di stoviglie. Il tavolo seguì poi i Borbone-Parma nelle intricate vicende relative al possesso dei diversi regni: compare inventariato nel Palazzo Ducale di Lucca, sin dal 1820, passò quindi a Parma e il 5 febbraio 1865 a Piacenza, per giungere infine a Venezia. “Le sale di rappresentanza del Museo degli Argenti aprono quindi le loro porte a questa mostra celebrativa della manifattura di Doccia, cogliendo gli aspetti del confronto con la Francia, così come al tempo di Elisa la sala di Giovanni da San Giovanni aveva accolto, il 3 ottobre 1809, il pranzo offerto in occasione della premiazione dell’Accademia, cui parteciparono Canova, Benvenuti e i giovani premiati, che non poterono però essere serviti nei magnifici piatti blu e oro di Sèvres che giunsero in dono solo l’anno dopo” (Maria Sframeli). Anche i preziosi manufatti dei musei di Palazzo Pitti e del Museo di Doccia, esposti in modo permanente nei rispettivi percorsi museali, acquisiscono nel contesto della mostra un valore speciale e un rinnovato risalto; il ruolo dei musei è quello di saper trovare il momento giusto per far conoscere al pubblico, all’interno di tematiche centrate su uno specifico argomento e periodo, quelle che sono le proprie ricchezze. Promotori dell’esposizione il Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, il Museo degli Argenti, Firenze Musei con l’Associazione Amici di Doccia e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Enel sostiene “Un anno ad arte 2013” confermando l'attenzione per la valorizzazione culturale e artistica del patrimonio culturale e artistico della città di Firenze. Enel opera sul territorio fiorentino per coniugare l’innovazione tecnologica con la tradizione della cultura fiorentina e italiana, di cui questa iniziativa è espressione di grande spessore. Museo degli Argenti Dal 19 marzo al 23 giugno 2013

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