Trento, 28 Giugno 2013 – L’amore immediato e istintivo per gli elementi naturali espresso da Giovanni Paolo II con le sue azioni, la preoccupazione consapevole per le crisi ambientali che si trasforma in profonda riflessione teologica con Benedetto XVI, la convinzione dell’inscindibile legame tra lotta alla povertà e proposta di un nuovo modello di sviluppo di Papa Francesco. Stili diversi, personalità diverse. Ma accomunate da un “filo verde” che caratterizza i loro magisteri. È stata dedicata agli insegnamenti ambientali che gli ultimi tre papi hanno espresso durante il loro pontificato la quarta sessione di lavori del X Forum dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato, organizzato a Trento dall’associazione Greenaccord onlus in collaborazione con la Provincia autonoma e l’Arcidiocesi cittadina.
Un viaggio negli ultimi trent’anni di vita dei vertici della Chiesa, per capire come si è sviluppato ed è maturato il messaggio ambientale cattolico. Inevitabile ricordare le fughe in montagna di Karol Wojtyla, talvolta tenute segrete anche ai suoi collaboratori perché da lui usate come antidoto all’oppressione delle stanze e degli impegni vaticani. Con lui gli scarponi da passeggiata estiva, la tuta da sci, il bastone per affrontare i sentieri più impervi sono diventati veicoli di un messaggio divino, come il pastorale e gli ornamenti sacri. “Le sue visite in Trentino lo hanno dimostrato - spiega Enrico Franco, direttore del Corriere Trentino che ha ricordato quanto Giovanni Paolo II disse durante la sua omelia nella messa all’alba nel rifugio Le Lobbie sull’Adamello. “Disse: la grandiosità di queste montagne ci parla di Dio. E prima di sciare si fermò a guardare estasiato le montagne”. Un messaggio importante e diretto che però non è forse stato capito fino in fondo dai fedeli, “così come non è capito fino in fondo il messaggio e il valore del Creato e dell’ambiente” prosegue Franco. “Nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI c’è un passaggio in cui si dice che entrambi gli estremismi – la Natura come tabù intoccabile e la Natura da usare a proprio piacimento – non sono conformi alla visione cristiana della vita. Noi viviamo compressi tra questi opposti estremismi e spesso non riusciamo a trovare equilibrio tra di essi”.
Proprio l’enciclica di Benedetto XVI è stata ricordata da Leonardo Becchetti, economista dell’università di Tor Vergata e presidente del Comitato etico di Banca Etica, come il modo usato da un Papa teologo per esprimere l’esigenza di un’economia diversa e più attenta alla Natura. “In essa si propone una modalità diversa d’azione, partendo dalle tante esperienze fatte da molte comunità cristiane (microcredito, finanza etica, banca etica) ma tematizzandole dando loro una maggiore dignità culturale. La vera rivoluzione copernicana della Caritas in Veritate è nel ricordare che non possiamo stare seduti in poltrona ad aspettare un sovrano illuminato che ci risolva i problemi ma dobbiamo cambiare passo, diventando cittadini ‘consumAttori’ che aumentino il livello di democrazia economica e premino le imprese in grado di creare valore economico in modo socialmente e ambientalmente sostenibile. Gli obiettivi sono quelli di sempre ma Benedetto XVI indica il modo in cui questi obiettivi possono essere efficacemente perseguiti”.
Tutelare il Creato significa quindi avere maggiore attenzione ai temi finanziari: “Oggi chi decide le sorti dell’economia sono le aziende e i consumatori. Possono premiare chi è più bravo a coniugare valore economico, sostenibilità ambientale e sociale, dando così uno stimolo enorme alla capacità di raggiungere l’obiettivo della Salvaguardia dell’ambiente”. In pratica, dalla profondità delle riflessioni contenute nei documenti ufficiali i credenti devono trovare spunto per comportamenti consoni a tali insegnamenti: “Jorge Bergoglio in questo senso è il pontefice ideale – prosegue Becchetti – perché è molto bravo a esprimere in maniera diretta e semplice questi concetti, sottolineando che c’è da seguire una prassi che deve essere coerente con la teoria”.
Il nuovo approccio incontrerà sicuramente resistenze e ostacoli. Ma, osserva Carlo Di Cicco, vicedirettore de “L’Osservatore Romano” “senza dubbio Bergoglio, oltre che Papa dei poveri, sarà Papa della Natura. Ne ha già dato prova perché ha sempre collegato il tema degli ultimi con la custodia delle risorse naturali. La lotta alla povertà e quella contro i problemi ecologici sono estremamente collegate. Se c’è speculazione sulla natura i primi a risentirne sono i poveri che hanno meno mezzi per difendersi”.
“A considerare i pronunciamenti di Papa Francesco, credo che la tutela del Creato starà al centro della sua attenzione pastorale” concorda mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. “Sarà uno dei grandi temi che lui cercherà di illustrare perché da esso dipende il futuro stesso dell’Umanità. Per la Chiesa il Creato è la casa. Se lo si distrugge si danneggia la stessa casa dell’umanità. Sfruttarlo in maniera eccessiva produce conseguenze sulla vita stessa della specie umana, presente e futura”. Inevitabile quindi che tale questione sia sentita a tutti i livelli della Chiesa. “Ma – prosegue Toso - dobbiamo riconoscere che potrebbe essere coltivato proponendo soluzioni d’avanguardia. Molto dipenderà dalla capacità organizzativa ed educativa delle comunità ecclesiali e d’ispirazione cristiana”.
Nicoletta Curradi
Sette, dicevamo, gli incredibili reperti. 1) Una chiave retica datata II secolo a.C. circa attorno a cui sono poste le domande: come era fatta veramente una serratura di quel periodo? Chi conservava le chiavi? 2) Delle pedine romane del I-IV secolo dopo Cristo che ci fanno capire come già a quel tempo adulti e bambini si dedicavano al gioco con entusiasmo. Ma quali erano le regole e a cosa si giocava? 3) Una stele del dio Mitra del III secolo dopo Cristo. Ed ecco le domande di mysteriX: Il mitraismo era elitario? Segreto? Chi vi era ammesso? 4) Una stele Patauner con iscrizioni retiche del V secolo a.C. che serve per interrogarsi e cercare di dare una risposta al significato che avevano (e che hanno) i simboli. 5) Tre pale di legno riesumate (insieme ad altre cento) da una palude in Valle Aurina. Ma chi e a quale scopo le ha fatte sprofondare? 6) Cista a cordoni del V secolo a.C. Domanda: quali tecniche utilizzavano gli artisti dell'antichità nel loro lavoro? 7) Alcune perle d'ambra del XIII secolo a.C. che suggeriscono l'ultimo quesito: come sono giunte fino in montagna queste perle che non possono assolutamente essere altoatesine?
Un'innovativa mostra si tiene anche a Castel Roncolo. "1336. l'anno della svolta" fa luce su alcuni importanti aspetti storici che caratterizzarono e diedero un nuovo corso alla vita di Bolzano in epoca medievale. La mostra è allestita dal 3 maggio al 31 ottobre nella scenografica cornice del cosiddetto “maniero illustrato”: la residenza a pochi minuti dal capoluogo altoatesino, dove è conservato il ciclo di affreschi profani più grande e meglio conservato del periodo medievale. Motivo ispiratore del titolo la morte improvvisa, avvenuta proprio il 13 gennaio 1363 dopo aver bevuto qualcosa di rinfrescante, dell'appena ventenne Mainardo III a Castel Tirolo, a pochi mesi di distanza dalla sua fuga spettacolare dalla corte di Monaco dove governava suo zio, appartenente alla casata dei Wittelsbach che, contro la sua volontà, lo teneva sotto tutela. Se Mainardo III fosse vissuto, forse la storia di Bolzano e dell'Alto Adige sarebbe stata completamente diversa nei cinquecento anni a seguire. Studiosi famosi, criminologi, storici della medicina e dell'economia, archeologi, patologi e psicologi si occupano dell'anno 1363 ed elaborano per l'occasione la prima storia degli Asburgo in Tirolo. Una parte della mostra si occupa poi delle dicerie degli omicidi e dei veleni nel Medioevo. Mentre vero fulcro dell'esposizione è la presenza di una minoranza fiorentina a Bolzano, come la famiglia Botsch-Rossi. Gli eventi del 1363 diedero il là alla loro scalata sociale fino ad arrivare all'elite dell'aristocrazia. I successi dei Fiorentini furono senza dubbio un esempio da seguire per gli altrettanto borghesi Vintler. Crediti e privilegi concessi alla Signoria e la vicinanza con gli Asburgo erano i mezzi per procurarsi cariche politiche per arrivare infine nella casta dei nobili.
Offerta didattica per la mostra temporanea indirizzata alle scuole medie e superiori ed alle famiglie.
Per info: Museo Archeologico dell’Alto Adige, www.iceman.it; Castel Roncolo, www.roncolo.info













