Si intitola “Il dolce potere delle corde. Orfeo, Apollo, Arione e Davide nella grafica tra Quattro e Cinquecento” la nuova esposizione allestita nella Sala Detti del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi fino al 23 settembre 2012. L’iniziativa, presentata il 20 giugno scorso, scaturisce dalla collaborazione tra l’istituto diretto da Marzia Faietti e il Kunsthistorisches Institut in Florenz, Max-Planck Institut – con il contributo dell’Associazione Culturale MetaMorfosi presieduta dall’onorevole Pietro Folena - ed è dedicata alla rappresentazione di un oggetto - lo strumento a corda, appunto - il cui suono, invisibile e incorporeo, rese protagonisti di miti e storie testamentarie Orfeo, Apollo, Arione e Davide. Infatti, tutti suonano uno strumento a corda e appare evidente come sia proprio quell’oggetto sonoro a determinare la vita di ciascuno di essi: con il suono della lira Orfeo ammansisce gli animali feroci e induce alla commozione persino le divinita` degli inferi; il citaredo Apollo sovrintende alle muse e ai suoni del cosmo; Arione placa il mare in tempesta, mentre Davide riesce a calmare con la sua arpa la melancolia di re Saul.
Attraverso 48 opere grafiche che abbracciano i secoli XV e il XVI, la mostra offre al visitatore una significativa selezione di immagini di strumenti musicali a corda, nonché dei miti e delle storie costruiti intorno a essi e, in particolare, alla loro straordinaria fragilità. L’esile collo di un violino o le delicate doghe di legno che formano la cassa armonica di un liuto richiedono una manipolazione delicata. La quintessenza della fragilità sono però le tese, sottili corde – ovvero proprio l’elemento centrale di questi strumenti musicali, indispensabile per la generazione del suono. Esse minacciano incessantemente di strapparsi anche fra mani virtuosistiche come quelle di Paganini, al cui violino durante l’esecuzione non di rado non ne rimaneva che una soltanto. E non a caso le sue esibizioni erano reputate “uniche”.
Come affermano la direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Marzia Faietti, e la curatrice della mostra, Susanne Pollack, “le opere selezionate invitano inoltre a riflettere sul legame tra musica e pittura. Il foglio di Jan Muller, scelto anche per la copertina del catalogo, documenta in modo esemplare le sfide e le potenzialità dell’opera figurativa nel tentativo di rendere leggibile il suono. Muller mostra Arione nell’atteggiamento tipico del musico ispirato, con il capo gettato indietro per percepire i suggerimenti che gli arrivano dall’alto. I suoni cosmici sono impercettibili all’orecchio umano e solo chi è ispirato dagli dei come Arione può sentirli: soltanto tramite il suono della sua lira, pertanto, noi possiamo cogliere un’eco dell’armonia celeste. Ciò che è impedito all’orecchio umano è concesso all’occhio – almeno nell’incisione. Muller con grande virtuosismo rende i potenti suoni cosmici con una fitta spirale, le cui linee si propagano come onde sonore nell’intero spazio del cielo; il suo epicentro, e quindi l’origine del suono, si trova però alle spalle di Arione. In tal modo, l’idea dell’artista giunge alle sue estreme conseguenze: Arione riesce a sentire, ma non può vedere ciò che, viceversa, noi non siamo in grado di udire, ma che intuiamo osservando l’immagine”.
<la mostra, visitabile durante gli orari d’apertura della Galleria degli Uffizi e comprendente anche una piccola selezione di opere della Biblioteca Marucelliana e del Museo Nazionale del Bargello da cui tra l’altro proviene la preziosa statuetta orfica di Bertoldo di Giovanni, è accompagnata da un catalogo, edito da Olschki e corredato da diversi saggi, si apre e si chiude con due contributi aventi per protagonista proprio Orfeo. Nel primo, firmato dalla soprintendente Cristina Acidini (dal titolo L’immagine di Orfeo nelle arti visive e nello spettacolo), si ricostruisce la fortuna del personaggio mitico nelle arti figurative dalla sua prima comparsa quale cantore e musico che accompagnò la nave degli argonauti guidati da Giasone alla conquista del Vello d’oro sino alla citazione novecentesca di Apollinaire; il secondo, scritto dal direttore del Kunsthistorisches Institut in Florenz, Max-Planck Institut, Gerhard Wolf (dal titolo «Sappi l’immagine». Le metamorfosi di Orfeo da Ovidio a Rilke), è una rilettura del personaggio attraverso le tante sfaccettature tematiche che abbracciano non solo mito e arte, ma anche religione, filosofia, musica, letteratura e danza.
Fabrizio Del Bimbo
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