martedì 2 marzo 2010
Tra il dire e il fare c'è di mezzo ... il Consorzio Centopercento Italiano
“Tra il dire e il fare”: ecco i numeri, le idee, le proposte e i programmi per il 2010 di chi il Made in Italy lo pratica tutti i giorni e per davvero.
Il Consorzio Centopercento Italiano presenta le sue strategie per la difesa a oltranza di un “Made in Italy a tolleranza zero”. Cinque i “pilastri” della strategia.
Il tema del Made in Italy, che sull’onda della crisi e della concorrenza delle economie emergenti da mesi infiamma il dibattito sul futuro delle nostre imprese, è basato su un fondamentale equivoco: cosa può dirsi realmente “fabbricato in Italia”? Si può considerare italiano il prodotto realizzato all’estero da aziende italiane? O quello realizzato in Italia da aziende straniere, per esempio cinesi? O quello fatto nel nostro paese, ma con materiali e qualità finale inferiori agli standard tradizionali impliciti in qualcosa di marchiato “Made in Italy”? E ancora: si può definire tale ciò che nasce senza il rispetto delle basilari norme di tutela del lavoro e dei lavoratori?
Dipendono anche dalla risposta a questi interrogativi sia la natura e il contenuto dei provvedimenti che si invocano a difesa delle nostre produzioni artigianali e industriali, sia le strategie da mettere in atto per il sostegno del prodotto nazionale sul mercato globale.
Secondo il Consorzio Centopercento Italiano - l’associazione con sede a Scandicci che, facendo leva sul sistema pellettiero toscano, riunisce oggi oltre 70 imprese nei diversi settori di eccellenza - non ci sono dubbi: “Il marchio made in Italy può e deve rappresentare unicamente prodotti realizzati in Italia, da imprese italiane, con tecniche, gusto, design, know how italiani e nel rispetto delle norme che nel nostro paese tutelano la dignità e la qualità del lavoro di chi produce”, dice il presidente Andrea Calistri.
Per questo la politica alla quale il Consorzio intende d’ora in poi improntare la propria attività è quella del “Made in Italy a tolleranza zero”: no a trucchi, alchimie, ambiguità, triangolazioni. “Non esiterei a indicare i soci del consorzio come gli ultimi difensori del Made in Italy, i paladini dell’italianità totale in cui deve identificarsi un marchio così prestigioso”, che va tutelato con n’azione basata su cinque “pilastri”: lotta alla contraffazione, tracciabilità del prodotto, valorizzazione del prodotto, convergenza di azioni, rimodulazione del distretto industriale”.
Fabrizio Del Bimbo
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