domenica 27 aprile 2014

I "Paesaggi" di Ardengo Soffici in mostra a Poggio a Caiano

 
In occasione della ricorrenza dei cinquanta anni dalla morte di Ardengo Soffici (1879 – 1964), pittore, letterato, poeta, una delle grandi personalità del Novecento italiano ed europeo, il Museo Soffici e del ’900 italiano e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Poggio a Caiano, celebrano questo importante anniversario con un’esposizione: dal titolo Ardengo Soffici. Giornate di Paesaggio.

Per la prima volta è possibile vedere riuniti in una mostra cinquanta paesaggi di Soffici, tra i più significativi del suo iter stilistico, dal 1903 agli anni Sessanta, provenienti da raccolte pubbliche e private: un tema che coinvolge l’intero universo dell’artista e sul quale si organizza l’essenza della sua poetica.
In parallelo e a riscontro di stile e di poetica esposti altri quindici paesaggi di artisti italiani: Giovanni Fattori, Felice Carena, Arturo Tosi, Lorenzo Viani, Achille Lega, Filippo de Pisis, Raffaele de Grada, Carlo Carrà, Virgilio Guidi, Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Pio Semeghini, Umberto Lilloni, Giorgio de Chirico, Mario Sironi. In mostra anche le prime edizioni di tutti i libri di Soffici e una selezione di riviste italiane e francesi che diresse - Lacerba, Rete Mediterranea,  Galleria, La Ghirba - o a cui collaborò da La Plume a La Voce. Oltre alla mostra  nelle Scuderie della Villa Medicea di Poggio a Caiano, i visitatori potranno accedere, con lo stesso biglietto, nel Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano dove sono esposte altre quaranta opere di Soffici, tra cui otto paesaggi.

Dai suoi punti di osservazione di Poggio a Caiano (la città toscana dove trascorse gran parte della sua vita e dove è sepolto) e, l’estate, da Forte dei Marmi, Soffici ebbe modo di praticare i panorami toscani con tale ampiezza e profondità di lettura creativa da essere stato, per la più parte dei critici, identificato proprio con il paesaggio, come Morandi lo è con la natura morta e Casorati con la figura.
Il paesaggio sarà per Soffici motivo di accesso all’intera sfera del linguaggio contemporaneo. Fin dalle prove giovanili e poi in taluni saggi parigini tra il 1900 e il 1907, Soffici si trova a riflettere figurativamente sui panorami che conosceva, attore di una riplasmazione in chiave moderna di ciò che era stato il paesaggio dipinto da quando, attorno al XVII secolo, diviene non più solo sfondo, ma protagonista in sé autonomo.
“Cuore della creatività sofficiana è il paesaggio mentale che si assomma a quello reale” - scrive Luigi Cavallo in catalogo - “ Il paesaggio lo troviamo non soltanto nei dipinti, ma prima ancora negli scritti di Soffici …”.

Scriverà Soffici nel 1932 sul quotidiano la Gazzetta del Popolo di Torino:  «C’è la natura e c’è lo spirito dell’uomo artista: dal loro profondo connubio nasce l’opera d’arte. L’opera d’arte è una sintesi del reale e dello spirituale posti in contatto. Perciò io parlo di realismo sintetico. L’artista che nega la natura esteriore o oggettiva, affermando ch’essa non è altro che una creazione del suo spirito e della sua fantasia; ch’egli è insomma il centro di tutto, il ricettacolo animatore del tutto, non può produrre un’opera vitale, perché nella sua operazione manca uno dei termini necessari a produrre la sintesi, cioè la vera creatura artistica […]. Tutto il mondo è una meraviglia sempre nuova, un vero miracolo per il vero poeta, che lo contempla, che se ne esalta senza saziarsene, che cerca di esprimerne la bellezza, ma senza mai riuscire che ad afferrarne e renderne qualche aspetto, o tratto, o nota. Questo stupore davanti al vero come davanti a una rivelazione luminosa del divino, pari allo stupore del fanciullo, per cui tutto è nuovo e pieno d’inatteso, è anzi la virtù propria del poeta, la sua facoltà specifica.»
 
Fabrizio Del Bimbo

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