La
mostra presenta 23
opere della Collezione degli autoritratti della Galleria degli
Uffizi,
la maggior parte delle quali acquisite tra la fine dell’Ottocento e
gli inizi del Novecento, ma con arrivi anche più recenti.
L’esposizione
è dedicata alla memoria di Miklós
Boskovits,
noto
storico dell’arte ungherese scomparso nel 2011 – dal 1968 in
Italia e docente presso l’ateneo fiorentino – ed
è anche un riconoscimento dell’amicizia culturale tra l’Italia e
l’Ungheria che si festeggia in questo 2013, ma che ha origini
lontane, come anche la mostra dedicata al re Mattia Corvino nel Museo
di San Marco illustra,
ricorda il Soprintendente Cristina
Acidini.
La
presenza all’inaugurazione di Miklós
Maróth, Vicepresidente dell’Accademia Ungherese delle Scienze,
esprime la stima e l’omaggio degli storici dell’arte ungheresi a
Miklós Boskovits, membro esterno dell’Accademia.
L’esposizione
degli Uffizi ha visto la collaborazione tra storici dell’arte
ungheresi - János
Végh
(docente presso l’Istituto di Storia dell’arte all’Accademia
Ungherese delle Scienze), e Fehér
Ildikó
(docente
presso l’Università Ungherese di Belle Arti) - che
hanno condotto capillari ricerche archivistiche e bibliografiche,
insieme ad altri studiosi ungheresi, confluite in una ricco apparato
d’inedite informazioni nel catalogo realizzato da Giunti, e storici
dell’arte italiani - Giovanna
Giusti,
Direttore agli Uffizi del Dipartimento Arte dell’Ottocento e
Contemporanea.
Il
primo autoritratto ad entrare agli Uffizi fu quello di Károly Markó
senior, nel 1872; l’ultimo, pervenuto nel 2009, è quello di János
Urbán (1934-) che vive ed opera in Svizzera. Il quadro più antico è
quello di János Kupeczky(1667-1740), che nel primo Romanticismo era
ritenuto il maggior pittore ungherese del Settecento.
La
gran parte degli autoritratti ungheresi sono stati donati alla
Galleria dagli artisti stessi.
Ai
tempi del quarto centenario del museo (precisamente nel 1982),
scrive il direttore della Galleria degli Uffizi, Antonio
Natali,
erano
giunti dall’Ungheria due quadri, entrambi di primo piano: uno di
Jànos Nagy Balogh, donato dalla Galleria Nazionale Ungherese (e fu
un segno forte d’affetto e di stima), l’altro di Bertalan Pór.
Nel 2000 sarebbe entrata nella collezione l’effigie a grandezza
naturale di László Lakner, grazie a una segnalazione di Miklos
Boskovitz, amico suo e nostro. Poi, nel 2005, sarebbero pervenuti
(con l’accessione da parte degli Uffizi della cospicua collezione
di Raimondo Rezzonico) due autoritratti di Viktor Vasarely e uno di
Hugo Scheiber. Infine, tre anni dopo, nel 2009, quello di Jànos
Urban.
In
occasione della mostra László
Lakner ha offerto un secondo autoritratto alla Galleria, realizzato
nel 2010, che
si aggiunge a quello dipinto nel 1970: quell’effige
“coraggiosa”
- scrive Giovanna
Giusti
-
che si componeva a trittico, insieme agli autoritratti di Fallani e
di Rauschenberg, nel 2005 nella mostra ’Nel giardino di Eden e
nelle selve d’Olimpo’, dove si esemplificava lo studio del corpo,
con scelte e per strade trasversali e che in questo 2013, era
presente anche alla mostra ’The Naked Man’ al Ludwig Museum di
Budapest.
Secondo
quanto scrive János
Végh
(...) per
un lungo lasso di tempo il genere dell’autoritratto era considerato
dalle correnti di pensiero materialiste del Centro-Europa una
manifestazione artistica legata ai gusti dell’alta borghesia, e
(...) volutamente ignorato.
(...).
Oggi la situazione è molto diversa (...) e il cambiamento si avverte
molto piú chiaramente nella metodologia degli storici d’arte
ungheresi che negli ultimi tempi – grazie ai suggerimenti di Miklós
Boskovits che è stato il motore della ricerca –, hanno affrontato
con diversa obiettività lo studio degli autoritratti ungheresi degli
Uffizi.
Quasi
ogni dipinto
- scrive Fehér
Ildikó -
ha seguito un percorso diverso per entrare nella raccolta degli
Uffizi, ogni opera ha la sua propria storia. Per capire i veri valori
di questi autoritratti conviene ricorrere a un’analisi
storicoculturale che metta in risalto ciò che essi rivelano
sull’idea che l’artista ha di se stesso e sulle sue aspirazioni
alla celebrità.
Oltre
all’edizione italiana del catalogo, a cura dell’Editore Giunti, è
stata anche realizzata una edizione in lingua ungherese, a cura dalla
Casa Editrice dell’Università Ungherese di Belle Arti, sostenuta
dal Ministero degli Affari Esteri d’Ungheria in occasione dell’Anno
Culturale Ungheria-Italia 2013..
Dall'11 ottobre al 30 novembre 2013
Fabrizio Del Bimbo
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