Si apre il 29 maggio alla Galleria Il Ponte una mostra di Gregorio Botta dal titolo "Ciò che resta".
Acqua,
vetro, cera, ferro, piombo… rumore, parola, luce gli elementi di
cui si compone la mostra che Gregorio Botta ha ideato per la
Galleria Il Ponte. La levità di rarefatte strutture sospende
immagini e suoni in una dimensione di indecifrabile e impermanente
poesia che si definisce e si perde sulla materia.
Ciò
che resta
è quanto riaffiora attraverso le opere che Botta compone e in cui
insinuano le memorie di un canto sospeso, sottaciuto, parzialmente
inespresso. Le opere tracciano un percorso, lo accennano senza
delimitarlo, lasciano campo al visitatore di perdersi in una
propria visione.
Nella
sua organicità la mostra di Botta è una rarefatta e unitaria
immagine poetica che travolge lo spazio definito della galleria e
proietta in una dimensione sospesa, dove sentimenti e pensieri
trovano spazi inattesi e pervasivi, che si affacciano alla nostra
percezione.

Nota
biografica
Gregorio
Botta nasce a Napoli nel 1953, ma ben presto (1960) si trasferisce
con la famiglia a Roma, dove negli anni ottanta frequenta e si
diploma all’Accademia di Belle Arti seguendo il corso di Toti
Scialoja.
Tra
la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta, la sua
iniziazione artistica si rende pubblica con la partecipazione a
mostre in diverse gallerie della città: la prima personale risale
al 1991 alla Galleria Il Segno, con la quale intesse un vivace
rapporto di collaborazione. In questi anni anche la critica si
interessa al lavoro dell'artista, in occasione di Trasparenze
dell’arte italiana sulla via della seta
a cura di Achille Bonito Oliva, tenutasi a Pechino nel 1993, per
la XII Quadriennale di Roma e la Biennale dei Parchi alla Galleria
Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nel 1996 e nel 1998, e alla
personale presentata nello stesso anno da Pratesi all’Istituto
Italiano di Cultura a Colonia. L’attività espositiva segue di
pari passo una costante ricerca dell'artista sui materiali e sulla
scelta di ricorrenti elementi archetipici.
Negli
anni, oltre all’uso della cera, primaria nel suo lavoro, Botta
si cimenta col fuoco, l'acqua, l'aria e il vetro, materiali
presenti nella produzione di nuove opere, dando movimento e
leggerezza a ogni suo intervento.
L'artista
é anche molto sensibile al rapporto tra lo spazio e il fruitore,
come si evince nella mostra Dove
sei/opere 2005-2006,
tenuta a Siena ai Magazzini del Sale nel 2006, dove il dialogo con
l’ambiente circostante diventa esperienza quasi immersiva, forte
anche dell’accompagnamento di musiche e video prodotti in
collaborazione con il regista Felice Farina e con il musicista
Luigi Cinque. Un approccio riproposto alla Fondazione Volume! nel
2009, sempre con Farina, e con il progetto site-specific per la
mostra
Rifugi,
a cura di Guglielmo Gigliotti al MACRO di Roma nel 2012. Il
rapporto con la storia, con il classico e con la memoria, da
sempre presente, emerge con evidenza nella mostra Post-Classici
curata da Vincenzo Trione nel 2013 presso il Foro romano e il
Palatino a Roma. Ulisse, sito nello stadio di Domiziano, è una
struttura di ferro animata dall’acqua, che richiama la struttura
minima di una casa e le proporzioni del Tempio di Portuno.
La
letteratura e l’uso della parola come materia viva da modellare
si ritrovano nella mostra In
Water a
Palazzo Te a Mantova (2014). L’artista crea nove grandi lastre
di piombo, incidendovi l’epitaffio del poeta inglese John Keats
“Here lies one whose name was written in water” (qui giace
colui il cui nome fu scritto nell’acqua).
Opere
di Gregorio Botta sono nelle raccolte del Mart di Rovereto, del
Musma di Matera, della Gam e del Macro di Roma, della Bce di
Francoforte, del Ministero degli Affari Esteri alla Farnesina,
alla Certosa di Padula (SA), e nella metropolitana di Napoli.
Nicoletta Curradi
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