mercoledì 29 aprile 2009
Ferdinando I dei Medici, una mostra alle Cappelle Medicee
Nel 2009 ricorre il quarto centenario della morte di Ferdinando I de’ Medici (1549 – 1609), e la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino con l’Opificio delle Pietre Dure, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Firenze Musei hanno voluto celebrarlo con una mostra nel Museo delle Cappelle Medicee, dove resta a memoria della sua volontà di magnificenza la Cappella dei Principi, prezioso mausoleo della dinastia interamente rivestito di marmi e pietre dure.
Nato nel 1549, secondogenito di Cosimo I, Ferdinando aveva intrapreso la carriera ecclesiastica e conduceva una lussuosa vita da cardinale a Roma quando, nel 1587, l’improvvisa morte del fratello Francesco I, con la seconda moglie Bianca Cappello, lo costrinse a succedergli sul trono granducale di Toscana. Ferdinando dovette allora rinunciare alla precedente carriera e iniziare una nuova vita che gli impose doveri con priorità assoluta: il governo dello stato e la garanzia della continuità dinastica. Dal 1588 Ferdinando aveva pensato ad un legame che lo avvicinasse al trono di Francia e che gli permettesse di mantenere una linea filospagnola. La scelta della sposa cadde sulla giovane Cristina di Lorena, gradita anche alla corona iberica perché proveniente da una famiglia imparentata agli ultracattolici Guisa, alleati di Filippo II di Spagna nelle lotte di religione.
Le nozze si celebrarono a Firenze nel 1589.
Proprio le nozze, a cui è dedicata un’intera sezione, è il primo argomento che tratta la mostra. Qui si racconta e si documenta come Firenze per l’occasione fosse stata trasformata da fastosi apparati effimeri, ovvero grandi scenografie cittadine con elementi plastici e tele dipinte dalle dimensioni inconsute per grandezza dove si raccontavano la storia e le glorie della città e dei signori di Toscana legati alla Francia fin dai tempi di Carlo Magno. A realizzare tutto ciò furono impiegate squadre di manifattori e artisti, coordinate da alcuni gentiluomini e letterati di corte, anche se tali apparati erano un arredo destinato a una vita molto breve, legato cioè alle poche settimane della cerimonia nuziale. Fortunatamente alcune di queste tele sono state conservate e oggi ritrovate da Monica Bietti, curatrice assieme ad Annamaria Giusti della mostra, nei depositi dei musei Fiorentini. Ignorate per secoli, sacrificate da strappi e piegature, le loro condizioni hanno richiesto un accurato restauro che ha restituito loro leggibilità e godibilità. “Quadri grandi” commenta la Soprintendente Cristina Acidini “che riemergono inattesi dal passato mostrandoci le teste coronate d’Europa, cortei, sbarchi di principesse in un’atmosfera di allegorismo fastoso: oltre 60 metri quadri di pittura inedita del 1589. Quadri belli, di buon disegno e di bel colore, perchè Alessandro Allori e i dotati Manieristi della sua generazione non sapevano dipingere “male” neanche quando era lecito tirare via. Un tripudio di gloria franco - fiorentina, dove appare graziosa perfino la giovane Caterina de’ Medici”.
Il secondo argomento della mostra mette in luce l’altro evento emblematico del granducato di Ferdinando, anch’esso come le nozze legato all’affermazione dinastica e alla sfida alla morte, ovvero le opere di edificazione del Mausoleo di famiglia e in particolare dell’altare. Nel progetto promosso da Ferdinando I sarebbe dovuto risultare un risplendente e coloratissimo altare in pietre dure culminante in un ciborio di pregio fiabesco. Nei musei fiorentino sono ancora conservati elementi stupendi che facevano parte di tale progetto, figure e colonne mai messe in opera, proposti oggi in mostra. L’opera infatti non fu mai portata a compimento. Altre proposte di gusto neoclassico, ampiamente documentate in mostra, furono fatte elaborare in seguito dai Lorena, successori dei Medici sul trono di Toscana alla metà del Settecento, ma anche queste non furono realizzati. L’altare oggi visibile è infatti frutto di un montaggio del secolo scorso che doveva essere provvisorio e incorpora in una struttura di legno pannelli e rilievi in pietre dure eseguiti dalla Galleria dei Lavori presso gli Uffizi (poi trasferita nell’attuale Opificio della Pietre Dure) per vari progetti proprosti nel corso del tempo. “Una pastiche in sostanza” dice Cristina Acidini, “e per giunta povero, che a ben guardare è in contrasto con il sontuoso intorno e con le intenzioni granducali. Si riuscirà mai a migliorarlo? Non mancano legittime perplessità, ma si potrà pur sempre avviare un confronto internazionale tramite un concorso d’idee che accolga la sfida di progettare, oggi, un arredo sacro di materiali preziosi così problematici e insiemi suggestivi”.
Nicoletta Curradi
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