sabato 7 gennaio 2012

Le prime sale dei "Nuovi Uffizi"


Un iter difficile ed accidentato è quello che, dopo tante polemiche e lunghi lavori di restauro, ha portato ad aprire al pubblico le prime otto sale espositive dei “Nuovi Uffizi”.
La Galleria più famosa del mondo amplia i suoi spazi offrendo un assaggio di quelli che saranno i nuovi allestimenti con l’apertura delle sale dedicate ai pittori stranieri fra Cinquecento e Seicento. Le stanze un tempo occupate dai laboratori di restauro del Gabinetto disegni e stampe ospitano da oggi le opere di artisti spagnoli, francesi, fiamminghi e olandesi, da Goya a Velasquez da Bruegel a Van Dick e Rubens e molti altri.
Un vibrante colore blu cobalto, rompendo la tradizionale bicromia del bianco e del grigio voluta dal Vasari, rutto dell’incontro fra intonaco e pietra serena, colora le pareti dei nuovi ambienti aprendo la porta a nuove interpretazioni espositive e a non poche polemiche.
A ben ricordare correva l’anno 1560 quando Giorgio Vasari mise mano ai lavori, che si conclusero solo dopo la sua morte, dei primi corpi di fabbrica degli Uffizi, e come lui stesso lasciò scritto “mai ho fatto murare altra cosa più difficile né più pericolosa per essere fondata sul fiume e quasi in aria”. Difficoltà e polemiche non sono mai mancate nella vita di una Galleria che è certo la più antica e fra le più importanti del mondo.

Un primo passo di un lungo cammino che prevede di raddoppiare entro la fine del 2014 delle sale espositive. E’ così finita la complicata storia iniziata nel 1965, quando Nello Bemporad, allora Soprintendente ai monumenti, aveva elaborato il primo progetto sui «Grandi Uffizi». Un percorso difficile, ma anche una sfida, come ricorda oggi Cristina Acidini, perché operare in un fabbricato antico e illustre, abbarbicato ad altri edifici della vecchia città e concepito per le tredici Magistrature cittadine, non certo come museo, non è affatto facile.
Le nuove "Sale degli Stranieri" sono adesso raggiungibili dalla Galleria scendendo per la Scala di ponente un’opera moderna e luminosa curata dall’architetto Adolfo Natalini che la definisce «una torre in pietra con grandi aperture». Realizzata all’interno di un piccola corte di servizio, la “Corte della Vecchia Posta” già molto alterata nel corso del Novecento e adesso restaurata,la scala ha alla base gli ascensori e una serie di ambienti rinnovati. Il Gabinetto fotografico della Soprintendenza e del Polo Museale di Firenze, 750 metri quadri di laboratori e spazi dedicati all'archiviazione del vasto e prezioso patrimonio di lastre e negativi, destinati alla consultazione degli studiosi. I Nuovi Depositi, circa 1340 mq, allestiti tra il 2008 e il 2010, per conservare i quadri non esposti, sistemati su griglie che ne permetteranno lo studio agli interessati. E ancora spogliatoi, uffici e in futuro un ristorante o caffetteria.

Le nuove sale espositive e la scala di ponente sono le opere che colpiscono il visitatore, come la classica punta di un iceberg, quella che emerge e scintilla, ma, quel che più conta,controbilanciata da una massa di lavoro enorme nascosta sotto il pelo dell’acqua.
È vero, i tempi sono stati più lunghi del previsto, ma come hanno ricordato durante l’inaugurazione la sovrintendente al polo museale fiorentino Cristina Acidini, il direttore degli Uffizi Antonio Natali, la soprintendente per i beni architettonici Alessandra Marino, durante gli anni dell'intervento preparatorio, la Galleria non ha mai chiuso le sue porte al pubblico e ha raggiunto il record un milione e 700mila visitatori. Cantieri e visitatori hanno convissuto pacificamente. Una scelta adottata per evitare alla città pesanti ricadute sul piano economico e culturale.

Nicoletta Curradi

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