giovedì 4 novembre 2010
"Le voci di dentro" di Giorgio Rossi in mostra
Con la mostra Le Voci di dentro la scultura di Giorgio Rossi per la prima volta viene offerta all’attenzione del pubblico, presso gli spazi espositivi dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha messo gratuitamente a disposizione della mostra le proprie strutture e l’allestimento curato da Luigi Cupellini, una raccolta inedita di 33 sculture, prevalentemente in terracotta, che molto aggiungono a quanto finora era stato scritto ed esposto su Giorgio Rossi. Tali opere consentono di fare il punto sui passaggi creativi dell’artista, di studiare il problema espressivo del trattamento della luce, di capire come si sia formata la tematica umanistica del ritratto negli anni cruciali fra le due guerre mondiali e nel secondo dopoguerra. Giorgio Rossi si è inserito da protagonista nel solco tracciato da Libero Andreotti. La sua arte si è sviluppata lungo il crinale di un’accurata ricercatezza formale e nello studio rigoroso delle forme umane. Lo scultore modellava con totale onestà intellettuale. Non solo era sensibile alla resa dei tratti fisici, ma cercava di scrutare nell’animo dei suoi modelli, specialmente femminili.
« La sua eleganza – come scrive nel catalogo il critico Stefano De Rosa, che ha curato la mostra – ha i tratti di un raffinato umanesimo, che non si struttura con il conservatorismo, ma si innerva nell’accettazione critica di una secolare tradizione culturale ».
Dal 4 novembre al 4 dicembre 2010 si svolge nella Sala delle Colonne dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze la mostra Le Voci di dentro la scultura di Giorgio Rossi, curata da Stefano De Rosa, con l’allestimento progettato e ordinato da Luigi Cupellini, cui hanno partecipato Paolo Deanna e Paola Pagliai, nipote del maestro scomparso nel 1963.
L’Ente Cassa ha messo a disposizione gratuitamente i propri spazi espositivi e le strutture per accogliere le sculture e i dipinti che costituiscono un’importante spaccato dell’attività artistica di Giorgio Rossi.
Il catalogo della mostra è stato realizzato dalla Casa Editrice Polistampa.
L’inaugurazione avverrà giovedì 4 novembre alle ore 17,00. Ingresso libero aperto alla cittadinanza da via Bufalini 6 presso la Sede dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
La mostra resta aperta, con ingresso gratuito, da lunedì a venerdì, dalle ore 7,30 alle ore 18,30. Il sabato e la domenica dalle ore 9,00 alle ore 12,30.
Da Antonio Bortone, scorbutico maestro che lo guidò nei primi anni della formazione, Giorgio Rossi ereditò una complessa vocazione artistica.
Apprese a considerare la scultura come un esercizio nobile, al quale sacrificare ogni altra esigenza umana. Da lui, imparò a misurarsi con il marmo, il bronzo e con ogni altra materia. Da lui, infine, ricavò l'idea dell'artista come borghese discreto, inserito nella società, a suo modo impegnato in ambito civile, ma rinunciando alle pose dannunziane e ai compiacimenti decadentistici che le avanguardie del primo Novecento stavano lanciando con forza.
Rossi aggiornò il patrimonio giovanile grazie alla potente sferzata imposta, al suo universo mentale, dalla scultura di Libero Andreotti.
Gli si aprirono le porte della tradizione. La storia dell'arte gli si palesò come un forziere magico, dal quale attingere senza inibizioni.
Le sue scelte linguistiche e la sua profonda umanità lo portarono a una riconsiderazione critica dell'Umanesimo.
La sua scultura divenne un prolungato atto di fiducia verso un tempo storico e una verità spirituale che la modernità non doveva ignorare.
Con Innocenti, Boninsegni e altri ancora, Giorgio Rossi rappresentò una linea di toscanità scultorica nel segno di un quattrocentismo polemico e dialetticamente difeso e spiegato.
Rossi si opponeva tanto al revival medioevale quanto all'acquisizione acritica del Rinascimento.
La strada da seguire per una modernità ragionevole e non trasgressiva, era quella che passava attraverso lo studio di Donatello e dei maestri del '400.
In virtù di tale impostazione, Rossi non si ficcò nell'angolo dei ritardatari, dei cocciuti, rissosi eversori delle avanguardie, ma lavorò con coerenza, raggiungendo notevoli risultati nelle occasioni in cui si presentò al giudizio del pubblico e della critica.
La sua arte raggiunge i livelli più alti nei ritratti. Con grande sensibilità, l'artista riusciva ad impossessarsi dei segreti custoditi dai suoi modelli.
Era sempre in viaggio, mentre modellava, assorto nella ricostruzione di una verità interiore, intento a rimandare, attraverso un volto, il senso o l'aspettativa di una vita.
La nobiltà dell'uomo era in lui un valore certo, molto prima che Ugo Ojetti ne facesse il fulcro di una posizione estetica.
Nel dopoguerra, la sua arte non ebbe dei significativi scarti qualitativi. Al contrario, i tempi difficili ed eroici della ricostruzione trovarono in lui una sponda artistica ideale.
Il progetto di dar vita ad un nuovo Umanesimo, che come alcuni maestri storici considerava la sola realtà culturale in grado di aggregare ed armonizzare posizioni ideologiche diverse, fu presto superato dai fatti storici, che richiedevano, anzi imponevano, prese di posizione drastiche e rigidi codici di comportamento.
Non per questo l'arte di Giorgio Rossi vacillò. Egli continuò a lavorare, aggiungendo l'alabastro ai materiali usati ed amati, in uno sforzo continuo ed eroico.
La sua coerente abnegazione lo condusse ad una qualità espressiva che raramente si trova negli artisti del '900.
Fabrizio Del Bimbo
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